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Una "green belt" per Manerbio?

La necessità di piantare nuovi alberi per riassorbire le emissioni di anidride carbonica e frenare il mutamento climatico è un argomento di urgente attualità. 

Uno striscione in dialetto bresciano invita a smettere di abbattere alberi.

            Il prof. Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale e docente all’Università di Firenze, ha proposto di riconvertire in spazi verdi almeno il 20% delle superfici stradali urbane. Assai simili sono le posizioni del dott. Daniele Zanzi, agronomo ed esperto di alberi monumentali. Sarebbe auspicabile per ogni città avere una “green belt”, una “cintura verde” sottratta alla cementificazione. Questo tipo di iniziative va diffondendosi nelle città europee. Sarebbe un progetto fattibile anche a Manerbio? Sì, secondo Gabriele Pellegrini, geometra e laureato in Economia e Commercio. Lui, per lavoro, collabora abitualmente con agronomi e forestali. Ha contribuito alla realizzazione di parchi e boschetti, seguendo tecniche d’ingegneria naturalistica e per il riassetto idrogeologico del territorio. Sulla linea del prof. Mancuso e del dott. Zanzi, suggerisce per Manerbio quello che lui chiama “progetto di riforestazione socio-massiva”. Si tratterebbe di realizzare una “green belt” coinvolgendo più cittadini possibile. Le scuole potrebbero partecipare aderendo alla “Festa dell’Albero”: un’iniziativa di Legambiente che prevede la piantumazione di alberi dal 21 al 23 novembre.

Le aree disponibili per la trasformazione in “green belt” potrebbero essere scelte d’accordo con gli agricoltori locali. Una simile iniziativa coinvolgerebbe anche le imprese del settore floro-vivaistico e forestale. L’autorizzazione e la coordinazione del progetto spetterebbero alle amministrazioni locali: comunali, provinciali, regionali.

            La realizzazione di una “green belt” comporta benefici ecosistemici: migliora la qualità dell’aria; abbatte rumori, cattivi odori e polveri; assorbe l’anidride carbonica; incrementa il benessere psico-sociale; raffresca il centro abitato di due o tre gradi centigradi; crea biomassa vergine utilizzabile per la produzione di energia e fornisce legname come materia prima. Questi ultimi dettagli introducono anche la questione del ritorno economico del progetto. Gli alberi sono benefici per gli ecosistemi, favorendo così un’agricoltura di qualità. Un’arboricoltura pregiata lungo le autostrade e le strade extraurbane permetterebbe di utilizzare terreni non più coltivabili a causa dell’inquinamento.

            Stando alle sue stime, a Manerbio si potrebbero piantare circa 100 000 tra alberi, cespugli e arbusti. La larghezza della “green belt” locale varierebbe (a seconda delle disponibilità) dai 10 m ai 30 m. La lunghezza della sua circonferenza sarebbe di 10 km circa.

            Per finanziare questo progetto di riforestazione, si potrebbe creare un fondo a livello comunale, coinvolgendo le attività imprenditoriali interessate a ridurre e compensare le proprie emissioni. Per ricevere incentivi economici finalizzati a una “green belt”, i Comuni possono partecipare a bandi di livello anche internazionale.

            Una “green belt” va poi supervisionata da tecnici qualificati: la sua presenza creerebbe quindi posti di lavoro.

            Simili progetti di riforestazione non sono solo idee per il futuro. Tra Manerbio e Offlaga, esiste già il Bosco Demos: un insieme di alberi messi a dimora lungo le rive del Mella, ad opera della Cooperativa di Solidarietà Manerbiese e di altre associazioni. Un promettente assaggio di quanto ancora può essere realizzato.

 Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 221 (novembre 2025), p. 3.

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