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| Sotto le macerie (Qamar Timraz, 17 anni) |
Le opere
create nella Tenda sono arrivate anche a Manerbio, nella Sala Bianchi, dal 18
al 20 ottobre 2025. L’iniziativa era firmata dalla Parrocchia e dal
Coordinamento “Cittadini per la Pace”, col patrocinio del Comune.
Fra gli
altri, è stato così possibile contemplare la tremenda vicenda di “Hind”
(realizzata da Qamar e Misk Timraz, rispettivamente 17 e 15 anni): una bambina
rimasta bloccata nell’auto insieme ai familiari uccisi, circondata da carri
armati. La sua storia è anche il soggetto del film “La voce di Hind Rajab”,
proiettato al Politeama di Manerbio il 13 ottobre 2025. Di grande impatto era
“Reema”, un volto totalmente annegato nel rosso sangue, esclusi i grandi occhi
azzurri. È il volto dell’artista che abbiamo già citato, rappresentato nel
momento in cui languiva sotto le macerie della propria casa. Il disegno è stato
realizzato proprio da Reema Musbah Timraz e da Qamar Timraz, rispettivamente di
9 e 17 anni.
Così pure “Sotto
le macerie” (Qamar Timraz, 17 anni) mostrava un solo occhio che faceva capolino
dai muri crollati; nei pressi delle palpebre, un germoglio indica la speranza
della salvezza e della ricostruzione. Più patriottico e religioso era
“Palestine is free and resilient” (= “La Palestina è libera e resiliente”): una
bandiera palestinese campeggiava al centro, circondata dalle parole di una
preghiera in arabo. L’artista era Mohammed Musbah Timraz (13 anni), fratello di
Reema.
“Messaggio” (di Shahed Al-Zaqzouq, 7 anni) mostrava nuvole
da cui piovevano cuori colorati: un tentativo di distribuire un po’ di
felicità. “Cats” era una galleria dei gatti domestici passati per la casa di
Qamar. Sempre suo era il “Vortice” multicolore, che ricordava una fiabesca
tempesta di sabbia. .jpg)
Vortice (Qamar Timraz, 17 anni)
“La
nostra casa” (di Sehaam Mohammed e Shahed Al-Zaqzouq, 6 e 7 anni) immortalava
la dimora prima del bombardamento che l’aveva distrutta. “La distruzione”
(della nota Qamar) rappresentava invece il momento dello scoppio di una bomba:
la nube di fuoco e fiamme, i frammenti di muro e gli abiti infantili in volo
ovunque. Anche Iman Mohammed Nour (6 anni) aveva cercato di conservare il
ricordo della propria casa, disegnandola con molti colori. D’impatto quasi
espressionista era “Ghost City” di Qamar, che rappresentava Gaza trasformata in
una città fantasma da film horror. Di tutt’altro tenore era “Il giardino” di
Shaam Mohammed (7 anni): un prato assolato dove cinque bambini facevano volare
gli aquiloni nel cielo azzurro, prima dello scoppio dell’attuale guerra.
Questi
sono solo alcuni esempi della capacità espressiva dei piccoli artisti. Ricordi,
orrore, speranza, lutto: tutti i colori di quello che, ormai, pochi temono
ancora di chiamare genocidio.
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