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Manerbio, il Mella e i suoi ponti

Una voce importante della storia di Manerbio sono i suoi ponti sul Mella

Uno scorcio del moderno ponte ferreo sul Mella, a Manerbio. Si scorge anche l'acqua che scorre più in basso.

Verso il 1501 a.C., il letto del fiume non era ancora ben definito. Ciò rendeva la zona assai acquitrinosa. Le piene del Mella avevano però creato alte terrazze di ghiaia, pietra e sabbia. Il luogo più salubre ove insediarsi era la zona degli attuali Roncagnani, relativamente elevata.

A creare il primo vero e proprio villaggio furono probabilmente gli Etruschi. Essi proseguirono il lavoro di arginamento del Mella e del Molone, già iniziato dai Liguri.

Con l'arrivo dei Celti (III - I sec. a.C.), fu presumibilmente costruito il primo ponte in legno a ovest dell'insediamento detto "Vicus Novus" (="villaggio nuovo"), oggi noto come "I No' ". Questa era l'area in cui gli Etruschi si erano spostati all'avvento dei Celti e corrispondeva approssimativamente all'area dell'oratorio e di via San Martino: poco ambita, perché più bassa e acquitrinosa.

Con la dominazione romana, fu necessario edificare un ulteriore "Pagus" (= "villaggio"), come centro amministrativo. Esso sorse fra "Scià ólt" (via XX Settembre) e "Scià bas" (via San Martino, dove poi sarebbe stato costruito il Castello di Manerbio).

Parlando della pieve, essa (prima del 1041) si trovava proprio al di là del ponte sul Mella, sulla Via Pretoria Brescia-Cremona, nei pressi del cosiddetto "Fienile dell'Arciprete". La sede della chiesa parrocchiale fu poi compresa all'interno del Castello.

Sulla sponda destra del Mella, a difesa dei "No'" e dell'antico ponte, c'era invece il Castelletto risalente al sec. X: un corpo di guardia distrutto alla fine del XV secolo. Più a sud, sulla strada per Cigole, c'era invece la piccola fortificazione nota come "Castellar", nell'area attualmente detta "Castelle".

Per irrigare, era necessario creare anche rogge dal Mella e dal Molone. Fra queste, è particolarmente noto il "Canalòt", risalente al XIII secolo.

Non dimentichiamo l'importanza dei ponti per la viabilità. A quello antico in legno e a quello moderno in ferro, portavano (e portano) ben tre vie. Una è la già menzionata Via Pretoria, ovvero quella che unisce Brescia e Cremona. L'altra era quella che partiva dall'antica via Pretoria, svoltava a destra (divenendo l'attuale via Magenta), raggiungeva il Piazzolo e, da lì, il ponte di legno. La terza si diparte dal ponte e dai "No'" in direzione del perduto Castello, vicino all'area dell'attuale oratorio: un tempo, come abbiamo detto, era una zona paludosa, poi bonificata dai monaci che possedevano i fondi circostanti l'antica chiesa di San Martino, che ha dato il nome alla via.

Parlando di ordini religiosi, un altro ponte sul Mella era "il Ponte dei Cappuccini", sostituito nel 1894/5 da quello moderno in ferro. Il convento, nel 1572, si trovava sul Dosso delle Saide, vicino al fiume e alla "boschetta dei morti", destinata alla sepoltura degli appestati. Il ponte collegava il convento al paese. Rimase anche l'unico, quando crollò quello antico di legno (5 novembre 1839). Fu così necessario costruire una nuova strada che collegasse la Brescia-Cremona a quella per Leno. La nuova strada (l'attuale via Carlo Zima) perse importanza quando il moderno ponte ferreo a tre campate fu edificato.

Il 15 dicembre 1866, fu inaugurata la stazione di Manerbio. A quel periodo risale il ponte ferroviario, poco più a ovest del sito ove sorgeva quello antico in legno. Fu bombardato tre volte durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nonostante crolli e distruzioni, la storia dei ponti di Manerbio continua e fa continuare quella del paese stesso.

 

Ringrazio Alberto Agosti per le sue ricerche sull'argomento.

 

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 221 (novembre 2025), p. 5.

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