Passa ai contenuti principali

Arteiu Azizian e il Women’s Empowerment

Sì, un titolo del genere è strano, in un periodo in cui i termini di origine straniera sono fonti di polemica. Ma il nuovo progetto musical-testuale di Arteiu Azizian s’intitola proprio così: Women’s Empowerment, “Emancipazione femminile”. 

La copertina del branolibro "Women's Empowerment" di Arteiu Azizian

            Arteiu Azizian, nato nel 1991, è un artista bresciano poliedrico ed eclettico. Ha percorso una carriera decennale come cantautore rap e d’altri generi; ma la sua produzione ha sempre un che di sperimentale ed estroso che rende improprio inquadrarlo in una sola etichetta. Si è formato come produttore musicale, collaborando sia con artisti italiani che stranieri.

            Nel 2022, ha creato il brand artistico “EcletticArte – Qual è la tua Creatività?”. Si tratta di una community in evoluzione che riunisce artisti e artiste di diverse formazioni.

            La sua capacità di spaziare l’ha portato anche a interessarsi di tematiche prettamente femminili, creando The Women Album: trentacinque tracce eseguite insieme a talenti internazionali, operanti in generi musicali assai diversi. È stata una reazione al protagonismo maschile nella produzione di musica, in cui nomi di uomini prevalgono sia sulle copertine degli album che negli studi di registrazione. E allora… se uno dei tanti maschi dell’ambiente decidesse di mettere le donne in primo piano? Certo, non è la stessa cosa che vedere le donne esprimersi da sé. Ma è comunque un “sassolino nello stagno” che segnala la situazione.

            Il 25 aprile 2023 – data scelta non a caso! – ha pubblicato l’opera di cui stavamo parlando: Women’s Empowerment - 3in1, definito “branolibro” per la sua estensione e la prevalenza del testo sulla musica. “3in1” si riferisce alla sua suddivisione in tre capitoli: “Una donna sofferta”, “La donna nuovo contatto”; “Io donna nell’oltre”. Il primo, ovviamente, parla del dolore per le violenze domestiche, i femminicidi, le svalutazioni e le difficoltà di fatto nel decidere per il proprio utero. Il secondo parla dell’uscita dall’isolamento nel dolore e della solidarietà con altre donne. Il terzo è l’approdo alla consapevolezza di un’identità propria, non più dettata da aspettative e schemi sociali.

            Azizian unisce una musica graffiante a un linguaggio non certo compiacente, a volte ermetico. Sono testi e musiche fatti per provocare intellettualmente. Sono come sassi: urtano le menti rigide e si tuffano in quelle fluide. Hanno anche l’incisività di certi graffiti urbani, il loro saper essere arte esulando da qualsiasi gusto accademico. Women’s Empowerment, in particolare, è stato definito dall’autore “Artivismo espressivo”, fondendo “attivismo” con “arte”. Perché l’arte “impegnata” non è finita. Ha bisogno di trovare direzioni non didascaliche, non inquadrate in moralismi da manifesto. In questo senso, l’espressività sconcertante di Azizian sta trovando una sua strada per parlare di questioni sociali nel terzo millennio. Magari, lui e i tanti “artivisti espressivi” che cercano di farsi strada riusciranno anche a far comprendere che “polemica” non è sinonimo di “fastidio”, “rottura di scatole” e “presunzione di poter insegnare”. La polemica e la critica sono bisogni insopprimibili dell’essere umano in qualsiasi epoca – quelle intellettuali e artistiche, ovviamente, non certe immature asperità di carattere delle persone irrisolte. Se danno fastidio… significa che la coscienza ha bisogno di darsi una ripulita.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio