Passa ai contenuti principali

Mercoledì Addams e il conforto della notte

Foto tratta da qui.
Per fare un piacere a coloro che dicono che la serie Netflix Mercoledì "ha rotto i co***oni", ho deciso di scrivere un altro pezzo su di essa. Avevo già espresso alcune considerazioni a inizio visione; adesso, è ora di quelle ex-post - prima di rituffarmi in Vikings. 

C'è bisogno che sottolinei quanto ho gradito le perline di humour nero sparse nelle varie puntate?

 

Tutte le volte che un arcobaleno mi darà la nausea o che una canzone pop mi farà sanguinare le orecchie, penserò a te.

 

Personalmente, non ho mai sentito una dichiarazione d'amicizia migliore di questa che Mercoledì (Jenna Ortega) ha dedicato a Enid (Emma Myers). Forse, perché mi ci rispecchio molto. Nemmeno io posso soffrire i colori pacchiani e i testi banali.

Ma trovo ancora migliore questa battuta, che la protagonista pronuncia mentre Mano la sta liberando dalla cella frigorifera di un obitorio in cui si è nascosta:

 

Ti prego, non possiamo aspettare ancora un poco? Avevo appena cominciato a sentirmi a mio agio.

 

Ciò che colpisce, in questa Mercoledì adolescente, è il conforto che trova in tutto ciò che è buio, freddo - morto. Dovrebbe far paura, secondo il senso comune… ma perché? Il bullismo, la trivialità, l'insensata lotta di tutti contro tutti si trovano nella vita. La morte è liberazione da tutto questo.

La nostra ragazzina sarà anche una "stramba", ma si sta conquistando una virale simpatia proprio per questo: esprime una forma di disagio probabilmente più diffusa di quanto non si pensi. Dà corpo al disgusto e al desiderio di rivalsa che è inevitabile provare, davanti alla diffusione di certi casi… voglio dire, di certi tipi umani, come le "api regine" o gli aitanti giovanotti che tormentano i fratelli Addams. Sono questi i "modelli di perfezione" che ci propone la nostra società. Se si ha un briciolo di sensibilità e di cervello, è normalissimo desiderare che la solitudine e la morte ci separino da consimili soggetti.

Tantopiù che Mercoledì ha molto con cui popolare la perpetua notte della sua solitudine. Ha libri da leggere, salme da sezionare, un romanzo da scrivere, un violoncello, una voce capace di emettere ultrasuoni, un arco, una spada, un fisico da acrobata… Non è il tipo che si annoia da solo, diciamo.

Meglio il suo mondo tenebroso, rispetto alle dolcettosità ipocrite a cui non si sfugge nemmeno presso un'accademia per reietti. Deve esistere un girone infernale apposito per chi ti costringe a far "volontariato" in associazioni che ti metterebbero volentieri al rogo. Non che Mercoledì si scomponga più di tanto, anche quando le tocca travestirsi da madre pellegrina: le basta raccontare la pura verità sulle torte che vengono offerte ai visitatori, per far fuggire tutti quegli sprovveduti "cavalieri dell'estate" (passatemi una citazione da Il Trono di Spade).

Ma il messaggio della serie non avrebbe potuto limitarsi a questo, perché non sarebbe stato raggiunto l'obiettivo: narrare una storia di crescita.

Mercoledì non è più una bambina. Volente o nolente, deve crearsi un ruolo nella società. Ciò significa scegliersi anche amici e amanti.

Finché si tratta di proteggere un ragazzino bullizzato, niente di nuovo: ha sempre fatto lo stesso con il fratello. Anche sfidare l'autoproclamata "reginetta della scuola" e dimostrarle la propria superiorità le viene naturale. È invece una novità assoluta dividere lo spazio privato con un' "amica del cuore" totalmente diversa da lei, o affrontare le insidie del romanticismo. Quindi, all'inizio, lei affronta la situazione rimuovendone il lato emotivo e piegandola in funzione del suo scopo supremo. Se state per dire che questo significa approfittare dei sentimenti delle persone, mi trovate assolutamente d'accordo. Si può adorare Mercoledì finché si vuole, ma non negare che abbia lati tossici e ossessivi.

Ah, giusto: qual è la sua ossessione?

Scoprire la verità su un mostro che ha preso di mira gli studenti della sua scuola. C'entra con la morte, che è la sua comfort zone. È un essere dichiaratamente orribile, quindi non la insidierà con una facciata amorevole, né la disgusterà con la sua ipocrisia (almeno, così lei crede). In più, l'impresa richiede coraggio e intelligenza, che lei possiede fino all'eccesso.

Come tutte le ossessioni, è una bussola il cui ago punta impietosamente verso ciò che Mercoledì nasconde. La mette in situazioni in cui dovrà decidere se rimanere per sempre isolata dal resto dell'umanità o imparare a riconoscere chi davvero le vuol bene, dietro le maschere di ciascuno. La morte e la solitudine sono  un conforto, per chi deve proteggere un cuore nobile e sincero. Ma entrambe possono aspettare.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio