Dal 27 febbraio al 12 marzo 2022, al Bar Borgomella di Manerbio, sono state esposte le opere di Enrico Trementini. Ciò che colpisce in esse è l’intensità dei volti umani, come quello della ragazza raffigurata nell’immagine di locandina. Ma anche i nudi maschili e femminili si stagliano carichi di perfezione ed espressività. Non si tratta tanto di rappresentazioni realistiche, quanto di tentativi di catturare l’emozione espressa nei corpi vivi: il desiderio, l’attesa, la tristezza. Del tutto privati di carnalità (e per questo più incisivi) sono i due profili bianchi che si affrontano su sfondo rosso e nero.
Dal
buio emerge un altro viso femminile con occhi ombrosi e intensissimi, reso
quasi incandescente dai colori (bianco, rosso, giallo, verde). Anche le
rappresentazioni astratte sono corpose: una tela nera increspata allude a un
albero, una bianca riproduce un vortice. In un dipinto, il vortice è viola e
bianco, come in un sogno. Iconici sono poi i ritratti di Totò, Johnny Stecchino
e David Bowie.
A una sorta di surrealismo e di
metafisica si è ispirata invece l’esposizione di Mauro Zilioli (13-26 marzo
2022). Manerbiese, è operaio metalmeccanico e padre di due figli. Ha mutuato gli
aspetti dechirichiani del proprio linguaggio dalla pittura del padre. Per lui,
l’arte è stato un modo di rielaborare il lutto per la moglie. In seguito, quel
che è nato come modo per esprimere le emozioni è diventato anche fonte di
gratificazioni (posti da finalista in concorsi nazionali, inclusione in mostre
a Roma e Ferrara…).
I suoi primi materiali sono stati
l’olio e il carboncino. È passato poi ai colori acrilici, distesi con spatola e
pennello.
Al
lutto per la moglie sono ispirate soprattutto due tele: La Primavera, in cui
una donna cammina lieve e precaria su una rete metallica (simbolo della
malattia mortale che, proprio nella suddetta stagione, si manifestò) e
l’immagine di locandina: un tunnel che sbuca sui cieli dell’aldilà.
Ne averteris oculos sed intuere me (= “Non distogliere gli occhi, ma guardami”) è invece il titolo di un quadro
che allude alla storia di Adamo e del serpente. Un Adamo asessuato riceve il
celebre frutto da un uomo seduto su un trono, mentre Eva cerca di tentarli. La scena
riprende modelli estetici della statuaria greca e romana, per parlare di come
le varie forme della sessualità siano qualcosa di nato insieme all’umanità (per
quanto si cerchi di farle passare in sordina).
Il cattivo Euritione si ispira a un mito greco. Euritione, più noto come Eurizione, era il re dei Centauri, ferocemente punito dal
fratellastro per aver cercato di violentare la sposa di quest’ultimo. Nel
dipinto, un uomo e un centauro si colpiscono attraverso uno specchio, come se
fossero l’uno parte dell’altro. Che la lotta contro la bestialità sia
essenzialmente una lotta contro di sé?
Un’altra tematica trattata da Zilioli è la disperazione: sia quella diffusa durante la pandemia sia quella per le minacce di morte ricevute da un debitore di gioco. La solitudine di quest’ultimo è incarnata da una stanza vuota, dove un quadro rappresenta un uomo tenuto sotto tiro da una pistola e una pianta in vaso reca carte da gioco anziché fiori. Le possibilità di denuncia e richiesta d’aiuto sembrerebbero essere la macchina per scrivere e il telefono: ma nessuno li sta usando.
Non mancano una natura morta, un
ponte spagnolo e alcuni paesaggi africani (aridi, ma dalle tinte intense). Un
Arlecchino triste allude alla carestia, vista la perenne fame che attanaglia il
personaggio. Dopotutto, anche la tristezza è un’emozione e le emozioni si
esprimono a colori.
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