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A Manerbio, la montagna è al cinema

la montagna al cinema
Dal 18 gennaio al 16 marzo 2022, il Politeama di Manerbio ha proposto una rassegna dal titolo La montagna al cinema. Ovviamente, i protagonisti erano le più alte vette del pianeta e gli scalatori che hanno osato affrontarle. Un tema trattato senza retorica, senza enfasi, rendendo anzi la durezza e la lentezza dell’impresa. Ma la bellezza terribile e maestosa delle cime non è uscita affatto diminuita dal realismo delle pellicole. 

            La rassegna è stata aperta il 18 e il 19 gennaio, con The Naked Mountain (Spagna 2020; regia di Alex Txikon). Il titolo è la traduzione letterale di Nanga Parbat (8126 m), il nome della cima pakistana scalata dallo stesso Txikon, da Ali Sadpara e da Simone Moro nel 2016. Altri suoi appellativi sono “montagna degli dei”, “re delle montagne”, “mangia uomini” o “montagna del diavolo”. Tanto basta a comprendere cos’abbia significato riuscire a raggiungerne la vetta, per giunta d’inverno.

            Il tema della montagna divina e fatale era presente anche in The Wall of Shadows (Polonia 2020; regia di Eliza Kubarska). Al Politeama, è stato proiettato il 15 e il 16 febbraio. Stavolta, il protagonista era uno sherpa nepalese chiamato a un’impresa remunerativa, ma pericolosa: aiutare una squadra di tre uomini a salire l’inviolata parete est del Kumbhakarna (7710 m). Peccato che la montagna non solo si sia già portata via diverse vite umane, ma sia anche considerata una divinità dalla popolazione locale. Lo sherpa, oltre a rischiare la vita, sa che la sua impresa è sacrilega. Tuttavia, ha un nobile motivo per portarla a termine: i soldi dell’ingaggio potranno aiutare suo figlio a studiare medicina… Più che la scalata in sé, ad essere al centro della storia ci sono la famiglia dello sherpa e il suo profondo rapporto con la natura circostante. Chi uscirà vincitore dalla sfida fra uomo e montagna sacra? Chi avrà saputo riconoscere i propri limiti per poter andare avanti a vivere. La traduzione letterale del titolo era “Il muro delle ombre”: il Kumbhakarna stesso, che proietta sugli uomini non solo ombre fisiche, ma anche quelle di paure, desideri, domande esistenziali.

            Il terzo ed ultimo film (quasi per ironia) era proprio The Last Mountain, ovvero “L’ultima montagna” (Polonia 2019; regia di Dariusz Zaluski). Il regista è uno scalatore esperto, proprio come i protagonisti della pellicola: tre veterani dell’alpinismo provenienti dalla Polonia e intenti a salire sul K2, vetta mai raggiunta d’inverno. Vengono però raggiunti da un allarme per il soccorso di altri due scalatori in grave difficoltà. Il desiderio di riuscire nell’impresa s’intreccia con il dovere morale, con i contrasti inevitabili in qualsiasi squadra, con le forze della natura e con gli infortuni. Alla fine, la vera vittoria sarà salvare vite e amicizie, senza cedere a individualismi e sensazionalismi.

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