Il cortile del Palazzo Municipale a Manerbio ha ospitato i “Ritratti lirici”: una serata di arie e duetti operistici dedicate ai personaggi più indimenticabili del melodramma.
Il
concerto ha avuto luogo la sera del 19 settembre 2025. Si sono esibiti il
soprano Chiara Milini e il tenore Matteo Falcier, accompagnati dal pianoforte
di Edmondo Savio. I brani erano presentati dalla voce profonda di Sergio
Mascherpa.
L’evento
è stato aperto dai saluti del sindaco Paolo Vittorielli e dell’assessora alla
Cultura Sara Barbi.
L’inizio
del concerto è toccato a Esulti pur la barbara, da L’elisir d’amore (1832)
di G. Donizetti. Il contadino Nemorino è innamorato della fittavola Adina, che
non ricambia il suo interesse. Lo spasimante decide di comprare quello che il
ciarlatano Dulcamara spaccia per “elisir d’amore”. Credendo che esso farà
effetto il giorno seguente, Nemorino si diverte a fingere indifferenza per
Adina. Dalla leggerezza di questa scena, si passa alla celebre romanza Una
furtiva lagrima, nell’atto II. Nemorino si è accorto di una lacrima sparsa da
Adina, indizio del suo amore incipiente. Il brano è quindi un misto di
malinconia e speranza, che mostra il cuore lirico di quest’opera “leggera”.
Pura
felicità è invece quella di Juliette in Roméo et Juliette (1867) di Ch.
Gounod: nel primo atto, l’arietta Je veux vivre dans le rêve (= “Voglio vivere nel sogno”)
mostra l’allegria e la voglia di vivere della ragazza alla festa dei Capuleti,
prima dell’incontro con Romeo.
Anche Alfredo e Violetta si concedono un momento di sogni ad occhi aperti e progetti per il futuro, prima della morte di lei. Stiamo parlando della Traviata verdiana (1853) e del duetto Parigi, o cara.
Più difficile è trovare il lirismo in un’altra opera di
G. Verdi, Macbeth (1847). Macduff, il principale oppositore di re Macbeth, è fuggito
per raccogliere un esercito contro il tiranno; ma, così facendo, ha lasciato
indifesa la propria famiglia. Quando viene a sapere della strage di moglie e figli,
esprime il proprio rimorso nell’aria Ah, la paterna mano.
Ha meritato un ascolto attento anche
l’ “Intermezzo” tratto dalla Manon Lescaut (1893) di G. Puccini. Esso
contiene infatti l’inciso tematico da cui J. Williams trasse il tema principale
della colonna sonora di Guerre Stellari.
Il brano successivo è stato O
babbino caro, dal Gianni Schicchi pucciniano (1918). Lauretta, figlia del
protagonista, lo supplica di trovare un’astuzia per consentire il suo
matrimonio con il rampollo di una famiglia ricca e snob. Così viene
giustificato l’imbroglio di Schicchi, che falsifica un testamento. Non è più
una dantesca anima dannata, ma un buon padre e un eroe dei poveri. Quasi uno
spot pubblicitario è invece “Firenze è come un albero fiorito”, la romanza con
cui Rinuccio (l’innamorato di Lauretta) cerca di distogliere i parenti
dall’ossessione del denaro. Il loro vero tesoro (dice) è la bellezza della loro
città.
Diversa è la Parigi narrata dalla Bohème pucciniana (1896). O soave fanciulla, duetto tra Rodolfo e Mimì,
esprime il riconoscimento dell’anima gemella fra due artisti sognatori.
Questa
carrellata di ritratti memorabili è stata conclusa dal famoso brindisi della Traviata. Dopo tante emozioni, l’ultima parola è spettata alla gioia.
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 220 (ottobre
2025), p. 14.
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