Gigi
“Bigiai” ha fatto ricorso alla materialità di numerose stringhe bianche che si
stringono a formare una maglia, per creare gli “Intrecci d’anime”. Oltre che
all’anima, il bianco è convenzionalmente associato alla pace: ecco dunque “Pax”
di Luciano Baiguera, un quadrato di tessuto sotto cui traspaiono un quadrato
più piccolo e un cerchio centrale, parimenti candidi. L’essenzialità delle figure
geometriche crea un simbolo incisivo: i quadrati conferiscono solidità, il
cerchio perfezione, a indicare l’ideale della pace universale.
Il
bianco, tuttavia, è anche il colore di un volto terrorizzato. Perciò, Giovanna
Cremaschini ha realizzato “Bianco come la paura”: una sorta di
reinterpretazione dell’ “Urlo” di E. Munch, in cui la figura urlante è
totalmente candida e con le braccia levate.
Torna poi la tematica pacifista con altre due opere. Una è “Pace” di Gigi “Bigiai” e Lorenzo Piovani: una scultura in cui pezzi di mobilio, calci di fucili e foderi di spade compongono una torre. Su di essa, è stata issata una bandiera bianca, simbolo che non ha bisogno di essere spiegato. Poi, c’è “Degli innocenti… la pace”, firmata da Luciano Baiguera: più abitini infantili di colore bianco sono stati cuciti insieme a formare uno stendardo con un cuore al centro. Un modo semplice per ricordare chi siano le prime vittime di qualsiasi conflitto.
Lorena
Lamagni, con un’accurata tecnica di ritaglio, ha raffigurato un cavallo al
galoppo in posizione frontale: un’immagine immediata de “La libertà” che dà il
titolo all’opera.
Cristina
Brognoli ha giocato col genere della natura morta, creando in tessuto una
“Natura morta e risorta”: comuni bottiglie e bicchieri su un tavolo, con un
quadretto sullo sfondo, ma tutto quanto in bianco. La tinta (che rimanda alla
luce) avvolge quegli oggetti comuni d’un’aura d’immortalità e trasfigurazione.
Ognuno
candido, ognuno infallibilmente diverso: i pezzi esposti dai nostri artisti
hanno vinto la sfida di mostrare i diversi colori del bianco. E sicuramente
quelli che troviamo qui non sono ancora tutti quelli possibili.
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 219 (settembre 2025), p. 14.
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