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La danza classica indiana incanta Manerbio

Esempio di danza classica indiana del genere "Kathakali": il danzatori-attori rappresentano il dio Krishna e la sua sposa.
La Biblioteca Civica di Manerbio è l’organizzatrice di una serie di spettacoli intitolata “Classici, ma non troppo”. Si tratta di forme di teatro all’aperto che coinvolgono le famiglie nelle sere estive, proponendo patrimoni di cultura etnica e folklorica in un modo semplice e godibile per tutti. Il 23 agosto 2024, al Parco Rampini, è stata la volta del “Caleidoscopio d’Oriente”: esempi di danza classica indiana che hanno dispiegato una fantasia di colori e movimenti. Lo spettacolo è stato realizzato dalla compagnia “Teatro Tascabile” di Bergamo e ha visto la collaborazione con la comunità Sikh “Gurdwara Shri Guru Hargobind Sahib Ji” di Leno, il tempio induista “Shani Mandir” di Borgo San Giacomo e lo Shri Guru Ravidass Temple di Manerbio.
 

            Degli stili di danza classica esistenti in India, ne sono stati rappresentati solo tre; ma sono stati più che sufficienti per stupire con la loro accuratezza e complessità di stimoli visivo-sonori. Il primo a entrare in scena è stato il Bharatanatyam: una rielaborazione delle danze sacre un tempo eseguite nei templi dalle sacerdotesse dette “devadasi”. Questo genere di performance, essendo strettamente legato al culto delle divinità indù, dovette rimanere nascosto sotto i sovrani moghul (1526-1858), che erano musulmani, e durante la colonizzazione inglese (1858-1947), per via della connotazione sensuale ed equivoca che aveva assunto col tempo. Le danze liturgiche indù furono poi rielaborate nel corso di una “riscoperta” della cultura indiana.

            La seconda esibizione manerbiese ha presentato il Kathakali, o “racconto di storie”: una forma di danza nata, appunto, per narrare vicende di dei, eroi e demoni. È originaria dell’India meridionale e richiede agli attori/danzatori una straordinaria preparazione tecnica; gli spettacoli, in India, durano sovente una notte intera. La funzione delle danze Kathakali è rendere fisicamente presenti le figure sacre che agiscono nella vicenda. A comparire nel Parco Rampini, per un tempo decisamente più breve, sono stati il dio Krishna e la sua sposa, in vesti e trucchi elaboratissimi. 

Termine della serata "Caleidoscopio d'Oriente" a Manerbio: tutti i danzatori e le danzatrici che si sono esibiti in esempi di danza classica indiana.

            Un altro stile di danza citato durante la serata è stato l’Odissi, originario dell’Orissa, regione costiera dell’India nord-orientale. Come in tutti gli altri tipi di performance osservati, non è sfuggita la tendenza dei danzatori e delle danzatrici a piegare le ginocchia e a percuotere il suolo coi piedi. Mentre la danza classica europea cerca lo slancio verticale, quella indiana vuole il contatto con la terra, da cui provengono l’appoggio e l’impulso necessari. I sonagli di danzatrici e danzatori scandiscono il ritmo e anche il linguaggio delle mani è molto elaborato, essendo in grado di tradurre interi testi. Ne è stato fornito un dettagliato esempio con una danza volta a cullare e celebrare una possente dea ancora neonata, destinata a divenire sposa di Shiva e a generare altri due potenti dei.

Il “Caleidoscopio d’Oriente” non ha certamente esaurito un patrimonio culturale troppo ricco per essere esplorato in una sola serata. Ha però meravigliato e incantato il pubblico, aprendo porte forse impensate.

 

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 207 (settembre 2024), p. 17.

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