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"The Menu": il gusto della vita e della morte

Gli chef maneggiano la materia stessa della vita e della morte, come fa Dio.

Il personaggio di Margot (Anya Taylor-Joy) in una scena del film "The Menu". La foto è tratta da Wikipedia
Margot (Anya Taylor-Joy). Fonte: Wikipedia
Con questa semplice frase, il buongustaio fanatico Tyler (Nicholas Hoult) spiega all'accompagnatrice Margot (Anya Taylor-Joy) l'origine della propria ossessione per la cucina stellata. Il ristorante in cui è ambientato The Menu (2022; regia di Mark Mylod) si regge infatti proprio su una sorta di tensione religiosa: il culto della delizia e dello chef-guru, Julian Slowik (Ralph Fiennes). A sottolineare la connotazione monastica del luogo, esso è stato posto su un'isola. I dipendenti dormono nella stessa stanza e la loro vita (dalle prime luci del mattino fino a tarda sera) è scandita dalle incombenze che permettono al ristorante di mantenere la sua elevatissima qualità. Cosa li sostiene? "Il desiderio di fare squisitezze" afferma Elsa (Hong Chau), la più devota seguace-dipendente di Slowik. E quest'ultimo ha invero un'aura sacrale: dalle mosse ieratiche allo sguardo colmo di lucida follia. Se il suo ristorante ha conquistato una clientela d'élite, è soprattutto per la sua abilità d'affabulatore: il concept, la pura idea, è alla base d'ogni suo menu - più importante del cibo stesso. Quello che ha realizzato per gli ospiti attuali è il più grandioso, la sua creazione ultima. Non plus ultra, nulla più resterà dopo di esso. 

Se ne accorgono man mano gli ignari (tutti ignari?) ospiti, col procedere della cena. Ogni portata è un passo in verità scomode: nelle proprie delusioni esistenziali, nell'inferno di chi ha dedicato tutta la vita a un sogno, nel massacro progressivo a cui cuochi e commensali si sono volontariamente dedicati. Né per gli uni, né per gli altri si tratta di avere il pane quotidiano: ciò che vogliono è l'ideale, il sublime. Peccato che il conseguimento di quest'ultimo comporti la distruzione del reale, degli stessi esseri viventi.

Ogni cosa in natura esiste al suo stato più perfetto. Noi siamo solo un istante di terrore 

afferma Slowik, come farebbe un perfetto maestro spirituale. "Noi" si riferisce a noi umani, distruttori e trasformatori per eccellenza, che lui divide fra "coloro che danno" (i cuochi-monaci) e "coloro che prendono" (i commensali). Dualismi e assolutizzazioni sono procedimenti tipici delle menti disturbate; Slowik è l'esempio cristallino di come passi un filo sottilissimo tra l'essere un maestro spirituale e l'essere uno psicopatico.

Tutto ciò che faccio stasera è puro e privo di ego

è un'altra sua affermazione pregnante. Mai fidarsi di chi parla così…

Lo chef Julian Slowik (Ralph Fiennes) nel film "The Menu". La foto è tratta da Movieplayer.it
Lo chef Julian Slowik (Ralph Fiennes). Fonte: Movieplayer.it
Va da sé che questa cena non è un evento mondano qualsiasi. È una ricerca del ritorno alla purezza che può portare solo a una cosa: l'ekpýrosis, il Big Bang finale. 

Una cosa sola può mettere in crisi il concept di questo menu: la presenza di Margot. Lei non era nell'elenco degli invitati: ha sostituito all'ultimo minuto la fidanzata di Tyler. Per di più, Slowik coglie in lei l'ombra dell'insincerità: lei non è chi dice di essere… Come inquadrare questo "cigno nero", nel suo mondo di cigni perfettamente bianchi e schierati? Il suo ristorante è un totalitarismo: il concetto di "lasciar vivere" non è contemplato. Deve assolutamente sondare il mistero di Margot. Riconosce in lei una "collega": non perché s'intenda di gastronomia (è inappetente e non sente i sapori), ma perché è una "fornitrice d'emozioni" professionale. Come lo è stato lui per una vita, prima di rendersi conto che non avrebbe mai realizzato il sogno di saziare davvero qualcuno.

The Menu è un'opera di spietato humour nero nei confronti della società del benessere e del successo, tendente al superfluo fino alle estreme conseguenze.  Mostra come la vita possa perdere totalmente sapore, quando l'amore viene sostituito dall'ossessione. Chi si lascia allettare dall'inganno del piacere senza pari e dall'eccellenza è perduto. A meno che non comprenda di trovarsi all'interno di un'illusione e non si rivolga direttamente alla verità. La verità vi farà liberi… anche se chiede in cambio di raggiungere la divina indifferenza.

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