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La Giornata della Memoria in versi ed immagini


il giorno del terrore di jacques zambolo
Jacques Zambolo, Il giorno del terrore

Com’è già avvenuto nella scorsa edizione, la serie di esposizioni artistiche “In Essere 2 – RiCreazione” ha dedicato una mostra alla Giornata della Memoria. Dal 22 gennaio al 18 febbraio 2023, essa ha raccolto presso il Bar Borgomella di Manerbio una serie di sguardi sull’atrocità dell’Olocausto. 

            L’inaugurazione ha visto letture poetiche eseguite da Eliana Gambaretti ed Erica Gazzoldi, nonché brani suonati al flicorno da Alessandro Bonali. I versi letti quella sera erano di autori manerbiesi e sono stati raccolti in un opuscolo distribuito gratis al Borgomella. All’inaugurazione, hanno preso parte l’ANPI locale, il Gruppo Alpini, l’assessorato alla Cultura e la Solidarietà Manerbiese.

            Il cuore dell’evento, però, sono state le opere artistiche. Oltre che dal Collettivo InEssere di Manerbio, erano state realizzate dal Fotoclub di Leno e dal gruppo di acquarello Nexus di Ghedi. Di Jacques Zambolo era Il giorno del terrore, in cui molti volti dai tratti quasi espressionisti fissavano con occhi sbarrati una grande fiamma. Luciano Baiguera, organizzatore della mostra, aveva invece dipinto La cura: nei suoi colori scuri e gelidi, era possibile ravvisare una sorta di termometro (misurava forse la freddezza umana?). Cristina Brognoli aveva invece firmato le Ossa con vista: una serie di radiografie su cui erano stati incollati occhi di carta, come a voler scrutare fin dentro la sofferenza e la crudeltà della nostra natura. Lucia Aresi aveva immortalato le Scarpette rosse, quanto rimaneva di un bimbo di tre anni. Sempre al suo pennello si dovevano Rialzami e Rialzati, due ritratti di mani che si stringevano per aiutarsi (una delle mani, in ciascun paio, era sempre di un prigioniero dei lager). Di Fabiana Brognoli era la Deposizione, in cui un manichino disumanizzato prendeva il posto del Cristo, mentre a piangere erano uomini in uniforme a righe, sotto una nube mortifera. Sempre suoi erano i volti spettrali che emergevano Dal buio. Mauro Zilioli, invece, aveva rappresentato L’attesa del proprio turno nei forni crematori. Colori spenti e forme disciolte caratterizzavano La Rosa di Claudio Lombardi, simile piuttosto a una figura umana curva e abbandonata. Donato Virgilio, Mario Gatto, Giorgio Bertoletti e Fabio Sterza avevano rappresentato il Gruppo Fotografico di Leno. Avevano scelto la via della rappresentazione simbolica: mani strette, oppure tese verso un pezzo di pane (fra sbarre e una svastica); una candela spenta in mezzo al filo spinato; murales disperati… 

scarpette rosse di lucia aresi
Lucia Aresi, Scarpette rosse

            La vita in un barattolo di Marcella Bertoli era invece un omaggio a Irena Sendler, l’infermiera crocerossina polacca che salvò circa 2500 bambini ebrei. Di Giovanna Cremaschini era la Mater dalle forme disciolte e dilatate, che ricordava quelle parole di Primo Levi: “Considerate se questa è una donna…”

            L’opera più originale era forse quella di Luigi “Bigiài” Viviani: Il triangolo rosa. In essa, come foglie secche, pendevano da diversi rami i triangoli rosa che marchiavano gli uomini omosessuali nei lager. Per solidarietà contro le discriminazioni, anche diverse persone nel bar li indossavano, la sera dell’inaugurazione. E questa è stata probabilmente la Memoria più attuale.

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