Una serie a cartoni animati tratta da un videogioco: a sentirlo, sembrerebbe una bambinata pazzesca (cfr. Fantozzi e una certa corazzata che sappiamo). Invece, Castlevania rivela fin dal primo episodio una grandezza tragica di cui prodotti più “seri” e “realistici” potrebbero non essere capaci. Giusto per provare ulteriormente che nulla disvela la sporca e pura verità sulla vita (cit. Nomadi) meglio della cosiddetta “fantasia”.
Alucard, Trevor e Sypha (Fonte: https://redcapes.it/ ) |
Stiamo parlando della serie Netflix (2017-2021) tratta dall’omonima serie di videogiochi prodotta dalla Konami, in
particolar modo dal terzo: Dracula’s
Curse (1989). Sono presenti anche elementi di Castlevania: Curse of Darkness (2005) e di Castlevania: Symphony of the Night (1997).
Questa è la trama della serie: nel
1455, Lisa del villaggio di Lupu
bussa alla porta del castello di Dracula.
Sa che è un vampiro, ma anche che detiene un sapere scientifico impensabile per
qualsiasi essere umano dell’epoca - e lei desidera diventare un medico dalle
competenze fondate. Intrigato dall’intelligenza, dal coraggio e dalla
gentilezza della donna, Dracula non solo accetta d’insegnarle la medicina, ma
diviene anche suo marito.
Peccato che l’impareggiabile abilità
di Lisa nella guarigione susciti le invidie di una “saggia comare” che la
denuncia come strega al vescovo di
Târgovişte. La casa di lei viene perquisita; benché la donna sia
assolutamente collaborativa e disponibile a spiegarsi, i sacerdoti sono
terrorizzati dai suoi “incomprensibili” strumenti. Colui che conduce la
perquisizione e che diverrà il nuovo vescovo, peraltro, dimostra chiari segni
di fanatismo e squilibrio mentale. La vicenda si conclude con la condanna di
Lisa al rogo, proprio mentre Dracula non può proteggerla - su suggerimento
della moglie, sta viaggiando da umano fra gli umani, lentamente. Quando torna,
lei è già stata arsa viva.
Questo fa riaffiorare tutti i demoni
interiori del vampiro, già precedentemente alienato dal resto del mondo e colmo
di disgusto per la meschina e superstiziosa natura umana. Apparendo dalle
fiamme del rogo, dà un ultimatum: o
il popolo della Valacchia rinuncerà al suo Dio, nel nome del quale ha
condannato un’innocente, o (entro un anno) sarà sterminato.
Davanti alla protervia del vescovo e
dei fedeli, Dracula scatena sulla terra un esercito di creature delle tenebre.
Non contento, convoca gli altri vampiri dal resto del mondo e chiede la loro
alleanza nella sua guerra contro
l’umanità.
Solo uno, per il momento, sembra
opporsi al genocidio: il suo stesso figlio Adrian, detto Alucard (“Dracula” alla rovescia) dagli abitanti della Valacchia,
per sottolineare l’empatia di lui verso gli umani - l’esatto contrario
dell’odio paterno. Il genitore, completamente accecato dai propri sentimenti di
vendetta, gli infligge una ferita quasi mortale.
In attesa di guarire, Alucard si
rinchiude in una bara dentro una cripta, sotto la città di Greşit (= “sbagliato”, in romeno). Mai toponimo fu più azzeccato:
qualsiasi cosa, in quella città, sembra essere un immane errore. Le sue porte
sono gelosamente sbarrate, negando così soccorso ai viandanti affamati; gli
abitanti sono allo sbando più totale e non sanno in cosa credere; di notte, è
infestata dalle creature di Dracula e, di giorno, dagli uomini armati al
servizio del vescovo - difficile dire quali siano i più feroci. Una leggenda
narra che tutto quello avrà fine grazie al Guerriero Dormiente che deve
risvegliarsi… Questo strano messia sembrerebbe essere proprio Alucard, che
viene risvegliato da due personaggi apparentemente antipodali: Sypha Belnades, maga appartenente a un
popolo di nomadi portatori di un patrimonio sapienziale orale, e Trevor Belmont, ultimo discendente
rimasto di un casato di guerrieri dediti a combattere i demoni. Anche i
Belnades e i Belmont - come Lisa - sono stati colpiti dal fanatismo religioso:
Sypha è convinta che il suo popolo sia odiato da Dio, mentre i Belmont sono
stati scomunicati (e linciati) per i loro “poteri occulti”. Se la ragazza è
ingenua e saputella, lui è asociale, alcolizzato e totalmente dimentico di sé.
A ogni modo, Alucard, Trevor e Sypha
si alleano per fare l’unica cosa che sembrerebbe poter porre fine alla follia
di Dracula: ucciderlo…
Già arrivati a questo punto,
possiamo renderci conto di come i contenuti non siano esattamente leggerissimi.
La serie è vietata ai minori di 14 anni e a ragione, vista la violenza di
diverse scene (e la presenza di momenti intimi fra i personaggi). Per di più,
vi si trovano risonanze letterarie (forse) inaspettate. Come quelle bibliche.
Cominciamo da Lisa: mentre sta
morendo sul rogo, urla verso il cielo frasi notevolmente simili a questa:
“…perdonali, perché non sanno quello che fanno.” (Lc 23, 34).
Viceversa,
l’ira di Dracula ricorda un altro aspetto del Dio ebraico-cristiano, quello che
si rivela in occasione del Diluvio
Universale:
“Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. […] Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo…»” (Gn 6, 5-7)
In cosa consiste questa famosa corruzione
del genere umano? Cos’è a far sì che (almeno agli occhi di Dracula) non esistano più innocenti?
Certo:
lui era innamorato di Lisa e soffre per averla persa. Soprattutto, un cuore
pieno d’amore non può sopportare meschinità, falsità e sopruso. L’amore è intollerante.
Inoltre,
dietro un solo rogo, c’è un intero mondo
di pregiudizi, convenzioni e repressione. Ci sono gli abitanti di Târgovişte
che applaudono in folla alla morte della “strega”, come fa qualsiasi gregge
davanti al capro espiatorio di turno, in ogni epoca e luogo. C’è un “pastore di
anime” che vede come “demoniaca” qualsiasi conquista dell’intelligenza umana,
perché (secondo il suo spirito mostruoso) la vita umana deve essere “semplice e
pura” - ovvero, ignorante e indifesa. Gli ignoranti e gli indifesi sono utili
sostenitori di chi si atteggia a “buon padre e pastore”, del resto.
Applaudire
alla morte della “strega” è più comodo che dissociarsi dall’ingiustizia, anche
se la condannata era la stessa che aveva curato i nostri mali. Quando Dracula
dice che gli umani avevano avuto l’occasione di cessare d’essere bestie, non ha
tutti i torti. Grazie all’unione fra lui e Lisa, le scienze non erano più un
patrimonio geloso del suo castello: erano accessibili ai contadini della
Valacchia, avevano migliorato la loro esistenza. Optare per il fanatismo, a
quel punto, è stata una loro scelta.
A ben vedere, quel progetto di sterminio universale non è poi così immeritato.
Non
è un caso se, con Dracula, si schierano anche due umani, Hector e Isaac. Il primo
è un ragazzino rifiutato dalla madre per il suo strano potere di resuscitare
gli animali morti e dal suo maestro di alchimia per il suo “eccesso di buon
cuore”, che lo rende inadatto ad arricchirsi con le arti magiche. Il secondo è
un ex-schiavo sfuggito al destino di “oggetto parlante” e, in particolare, alle
violenze di un padrone sadico del quale era malauguratamente innamorato. Se
Hector è (fondamentalmente) un ragazzino ferito, Isaac ha interiorizzato la
logica dello schiavo devoto fino all’estremo sacrificio - insieme a un
manicheismo morale ferreo. Il primo vuole vendicarsi dell’umanità che non l’ha
accolto e amato; il secondo crede che il suo venerato Dracula sia capace di
creare un mondo puro, ove esistano solo amore e fedeltà (una volta eliminato
fisicamente chi non è capace di queste virtù).
Alzi la mano chi non ha mai letto sui social media la frase “meritiamo l’estinzione”. Sarà anche detta in senso puramente retorico, ma c’è dietro una verità: a volte, le “normali” bassezze umane e i quotidiani, invisibili abusi sono indigeribili. Se subiti in modo sistematico o in età precoce, possono causare disturbi psichici che bloccano la personalità a uno stadio infantile; oppure, possono far abbracciare la via del fanatismo e della violenza. Personaggi come Hector e Isaac possono passare per “immaginari”, finché non s’incontrano la rabbia immatura bloccata in qualcuno, o finché i notiziari non parlano di coloro che si sono uniti a un’organizzazione terroristica. Quando qualcuno imbraccia un mitra o fa esplodere un ordigno, spesso lo fa perché vuole “un mondo migliore” - e non è ipocrisia.
Alucard (Fonte: https://www.gamereactor.it/ ) |
Chi,
invece, si oppone all’ira dell’onnipotente Padre?
Una figura di Figlio, tanto per
restare in tema. Alucard è un “Gesù vampiro fluttuante”, nella battuta (nient’affatto
gratuita) di Trevor Belmont. L’umorismo di quest’ultimo - come tutti gli
umorismi, del resto - è un penetrante rivelatore di verità. Lui stesso, in una
delle puntate iniziali, dice ironicamente di chiamarsi “Gesù Cristo” - e,
nell’ultima stagione della serie, se ne comprende il perché.
Semi-immortale
come Dracula, destinato a sorgere dalla tomba per salvare l’umanità, Alucard
viene anche legato in forma di croce come vittima innocente di un tradimento,
in una scena di cui non diciamo altro. Il suo ruolo è questo: riunire in sé il
potere del padre e il grande cuore della madre, essere il ponte tra l’umano e il sovrumano. Anche se questo non
significherà certo sfuggire agli errori e al dolore, o non avere un lato oscuro.
Pieno d’ogni dono in bellezza, forza e intelligenza, Alucard è carentissimo
sotto l’aspetto sociale - come tutti coloro che sono condannati a essere unici
nel proprio genere. La sua solitudine lo trascinerà sull’orlo della follia; ma
neppure nel suo caso la disperazione avrà l’ultima parola. Se lui ha ostacolato
il genocidio voluto dal padre, è proprio perché è consapevole che un mondo
senza vita umana sarebbe un mondo senza risate e senza voci amiche: un vero
incubo. Possiamo essere disgustati finché vogliamo dalla cattiveria umana;
possiamo avere doti naturali al di sopra dell’ordinario… ma la nostra salute
mentale non potrà mai essere assicurata, senza relazioni sane.
Non
ci soffermeremo qui sulle tematiche magiche e alchemiche, che dimostrano
una buona preparazione esoterica in chi ha sceneggiato la serie. Basti dire che
uno dei personaggi è omonimo del conte
di Saint-Germain. Anche questi, come Dracula, è mosso dall’amore: un amore
monomaniaco, che lo porta a svalutare la vita di tutti coloro che non sono la
sua diletta. Verrebbe quasi voglia di chiedersi cosa sia questo famoso “amore”,
se sia lecito dare il suo nome a forme di dedizione che sono bensì pure e
sublimi, ma che generano crudeltà e indifferenza anziché solidarietà ed empatia.
Il sentimento romantico, elevato a
mito assoluto, è quasi più pericoloso dell’odio.
Anche la fede, l’altro mito indiscusso, è posta seriamente in questione. Abbiamo già visto cosa intendesse per “fede” l’orribile vescovo di Târgovişte e quale fosse la cieca devozione di Isaac per Dracula. Nel corso della serie, s’incontra anche la follia lucida di chi adora le ceneri di un vecchio ordine, in attesa della sua resurrezione, anziché pensare a riorganizzare concretamente la vita nella propria città. Immaginazioni? Anacronismi? I nostalgismi socio-politici non sono certo un fenomeno antico o irreale.
Morana, Lenore, Carmilla e Striga (Fonte: https://anime.everyeye.it/ ) |
Sarebbe
impossibile soffermarsi adeguatamente, in questa sede, ad analizzare altri
personaggi notevoli della serie. Castlevania
riprende figure letterarie come Carmilla,
Lenore e Varney, reinterpretandole liberamente - ma a ragion veduta. Con Carmilla, vediamo l’ossessione della conquista a tutti i costi,
volta a riempire un vuoto interiore e a soddisfare il rancore contro il maschilismo
imperante anche fra vampiri. Lenore è la gentilezza unita alla forza, ma
destinata al tramonto, in un mondo che sta sprofondando nella guerra
generalizzata. Varney è un vuoto che sa solo divorare e che nasconde, dietro la
propria maschera, qualcosa d’assai più immenso e inquietante.
Come
in una perfetta tragedia, ognuno dei percorsi esistenziali tracciati in Castlevania segue la via della necessità e della catarsi: dal diluvio di un’umanità
disperatamente corrotta a una nuova genesi, dal rifiuto del mondo alla maturità
necessaria per crearne uno nuovo.
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