Siamo abituati a pensare che pregiudizi e luoghi comuni siano “roba degli altri”: di altri tempi e di altre culture. Noi siamo “intelligenti”, “aperti”, “moderni”… vero?
L’associazione
“Donne Oltre” di Manerbio ha messo in dubbio questa presunta certezza e a
ragion veduta. L’ha fatto con discrezione, ma anche immediatezza, attraverso un
video: Pregiudizi di Genere. Esso fa parte di una serie di videoclip in corso
di realizzazione, col finanziamento del Comune di Verolavecchia, in
collaborazione con il gruppo teatrale “Ribalta Pazza” (che comprende alcune
socie di “Donne Oltre”) e con l’assessora ai Servizi Sociali di Verolavecchia
Anna Tirelli. Questo è il “Progetto di sensibilizzazione per l’eliminazione
della violenza sulle donne”.
Il pregiudizio non è ancora violenza
nel senso proprio del termine, ma la anticipa e la prepara: viene dalla pretesa
(più o meno conscia) di incasellare la vita altrui in schemi prestabiliti,
spesso inadeguati. Pensare di poter costringere l’esistenza di qualcuno a
conformarsi a ciò che “riteniamo giusto per essa” è già un modo per soffocare,
costringere e - quindi - cancellare. Un modo “blando” e abituale, ma tanto più
per questo pericoloso: passa in sordina, non dà l’allarme. È la modalità di
discriminazione attiva nei rapporti di tutti i giorni, in famiglia e fra amici.
Una
situazione assolutamente quotidiana, per l’appunto, è quella rappresentata in Pregiudizi di Genere, su YouTube (canale “Comune Verolavecchia”). Due madri
s’incontrano in videochiamata per parlare dei rispettivi figli. La madre di un
maschio si vanta della bravura di questi nel rugby, del suo carattere
determinato apprezzato anche dall’allenatore. L’altra ha una figlia, anche lei
molto sportiva… peccato che abbia preferito il calcio al pattinaggio artistico,
contro il parere della famiglia. La notizia viene commentata con smorfie e
sguardi accigliati: scelte e atteggiamenti simili non saranno “inadeguati a una
femmina”? Ciò che va bene per il ragazzo non è invece “adatto” a lei.
Piccolezze, quisquilie… verrebbe voglia di dire che queste chiacchiere non sono
poi tanto degne di nota. Cosa possono mai essere questi pourparler fra mamme, davanti alle notizie di stupri e femminicidi
vari? Ma la vita, perlopiù, è fatta di piccole cose… Una violenza da cronaca
nera è (fortunatamente) un evento eccezionale; non lo è (invece) il costante,
accettato lavaggio del cervello che bambini e bambine subiscono fin dalla più
tenera età circa ciò che è “appropriato per maschietti e femminucce”.
Il video, comunque, approda a una
bella notizia: una terza amica, più giovane, è incinta. L’ecografia ha
finalmente rivelato il sesso del nascituro: è una bambina…Quale sarà il suo
destino?
Viene
voglia di domandarselo anche per quanto riguarda questa civiltà, che vorrebbe
il vanto di essere “avanzata”, senza però saper abbandonare le “vecchie
certezze”. Dato che non si può “volere la botte piena e la moglie ubriaca”,
presto o tardi bisognerà pure guardare in faccia queste striscianti incoerenze.
Magari, per rendersi conto che nessuno muore, la Terra non si ferma e il Sole
non si spegne se una ragazza diventa una grintosa calciatrice, o se un ragazzo
dimostra talento per il pattinaggio artistico. In compenso, può spegnersi o
fermarsi la vitalità di una persona, se la si costringe dentro una pelle non
sua. Fra coltivare talenti preziosi e perpetuare una fantocciata con “ruoli”
sempre meno credibili, non è difficile comprendere quale sia la scelta più
vantaggiosa per un’intera società.
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 162 (febbraio 2021), p. 14.
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