“Altas Hazewalker e Dagon Karvinskij
sono i più grandi eroi di Nebulae Calig. Eppure, le loro storie non verranno
mai raccontate. Istituirò un ricordo.”
Così
viene introdotto il progetto Dagon_HW, nato dalla fantasia di un
cantautore steampunk. Questa sorta di epica dei tempi nostri è ambientata
nell’ucronia di Nebulae Calig, termine tratto da due vocaboli latini che
significano entrambi “nebbia”: la nebbia di un mondo sconosciuto, unita a
quella del vapore e dello smog che caratterizzano le ambientazioni steampunk.
La località è Tukanka; la sigla “D.U.” significa “Dopo l’Unificazione” di
Nebulae Calig, che ovviamente vide anche un concordato sul calendario da
impiegare.
Dagon, eroe della storia e nome d’arte del creatore di questo mondo, è nato a Steamset nel 1609 D.U., ma è cresciuto a Tukanka. Si trova così a dover collegare due mondi: l’idealismo di una terra lontana e vagheggiata nella memoria, insieme alla storia musicale di quanto è vicino.
Come cantare tutto questo? Lo steampunk, in musica, di per sé non è
un genere definito. È piuttosto un insieme di contaminazioni, come la vicenda
personale di Dagon. Alla base, vi sono atmosfere e situazioni odierne
trapiantate nell’Ottocento o in mondi immaginari che vi somigliano: un “futuro
nel passato”, arrivato fuori tempo e che mostra tutta l’irrealtà di questa
dimensione in cui crediamo di vivere.
Di
certo, nel caso di Dagon, ci troviamo davanti a canzoni d’autore con venature
elettroniche analogicamente distorte.
In che lingua si può parlare di un mondo come Nebulae Calig? Una sola non basta. C’è l’inglese per ragioni di marketing, ma anche l’italiano (lingua madre del Dagon reale) e - forse - un giorno troverà spazio anche il dialetto di Tukanka.
Il 12 settembre 2020, è uscito il
singolo 20 in a Row (= “Venti in fila”): un brano dalle sonorità cupe e
roche, molto introspettivo e cadenzato. Il protagonista avverte il fluire del
tempo: dimensione arbitraria eppure pesante nel suo scorrere, certamente carica
di sentimenti e intensità esistenziale. What was once solid now is flowing inside my room… Una stanza non
sarà mai troppo piccola per il fiume di cose che sembravano incrollabili e
vanno ora disfacendosi nella nostra vita. Ma questo momento di nigredo, di dissoluzione, è solo l’inizio
di un processo di trasformazione e creazione. La vita è fatta di movimento e
mutamento. And it’s unfair to love our
past… non si può restare attaccati al passato, ormai più irreale del fumo.
Eppure, non si può evitare la nostalgia di quando una passione amorosa ci
accendeva col suo veleno… as when I was
the saint and you were the sin (= “come quando io ero il santo e tu eri il
peccato.”). Il dolore di questo eroe da ucronia è così pesantemente reale che
non possiamo fare a meno di sentircelo vicino. Perché, per conoscere la Terra e
il cuore degli uomini, a volte, si può solo guardarli dalle nebbie di Tukanka.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.