Passa ai contenuti principali

Post

S. Faustino in Breda e la sua storia

Dei santi Faustino e Giovita si sa davvero poco – quasi neppure se siano storicamente esistiti. La loro leggenda vuole che fossero bresciani d’alti natali e che si dedicassero all’evangelizzazione tra I e II secolo. Sarebbero stati martirizzati sulla via tra Brescia e Cremona intorno al 122 d.C., sotto l’imperatore Adriano. Sono patroni di Brescia e venerati dalla tradizione religiosa nei territori limitrofi. Non stupisce, pertanto, trovare a Manerbio una diaconia e una chiesa intitolate alla loro memoria. L’epoca di costruzione della chiesa di S. Faustino in Breda è incerta. Secondo l’opuscolo approntato dall’Assessorato alla Cultura nel 1985, viene suggerita una datazione fra X e XI secolo. L’intitolazione fa infatti pensare a un collegamento con il monastero benedettino di S. Faustino Maggiore a Brescia, fondato nell’841 dal vescovo Ramperto . Non risulterebbero però documenti dell’esistenza di proprietà fondiarie dei benedettini di S. Faustino a Manerbio. Probabilmente, la chi...

Un diario d'antiquariato: Nicola Cé e lo "Jus Sancte Catharine"

«Una delle fortune che la vita mi ha regalato risiede nel fatto d’aver respirato […] gli echi delle stimolanti conversazioni che mio padre, restauratore sopraffino, ospitava in casa sua…» racconta Gian Mario Andrico . Questa fortuna divenne anche dei manerbiesi, il giorno in cui don Gianbattista Reali aggiunse alla collezione d’antiquariato un diario in 118 fogli, steso dal curato Nicola Cé fra il 1739 e il 1780. Esso, sul proprio frontespizio, è contrassegnato come Jus Sancte Catharine Cum multis aliis Notitijs.  Una pagina dal diario di Nicola Cé             Nicola Cé (Verolavecchia, 1704 – Manerbio, 25 novembre 1789) arrivò a Manerbio nel 1735, come curato e rettore dell’altare di S. Caterina d’Alessandria. Questa cappellania (o “curazia”) era abbinata a quella di S. Vincenzo Ferrer. Per l’appunto, oggigiorno, rimane nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo l’altare dedicato a entrambi i santi. Essi compaiono ai pied...

"Se è amore, lo sarà per sempre" di Mauro Cesaretti

" Tante novità vibrano , sollecitandoci ad andare avanti e raggiungerle così per fare chiarezza ed esprimerci con leggerezza, pur essendo sempre più intrattenibili, pur dovendo scorrere per rinfrescare la natura degli eventi.  Secondo il poeta, il battito cardiaco è influenzato da una lotta interiore, la più deplorevole, cosicché aleggiano amorevoli frammenti, da mirare con uno spirito infrangibile, piacevolmente passivi a tutta questa sublimazione. “Mai riceviamo quel che vorremmo perché s’ignora il desiderio altrui e l’insoddisfazione c’assale adagio” In questa raccolta di versi, il lettore può notare che per amare non bisogna essere portatori di tradimento, cercando piuttosto d’appurare una perdita dall’intensità di un saluto che pecca di reciprocità; tra voli diseguali, fragili, che una corrente fredda li può legare in maniera del tutto discutibile. Attanagliati dai nervi, si attende che ogni cosa smetta d’esistere, volendo cambiare aria in definitiva, in ...

Arriva a Manerbio “La locandiera” di Carlo Goldoni

Una scena da: "La locandiera" di C. Goldoni. Fonte: Proximares.it Dopo il “Tartufo” di Molière , i manerbiesi hanno degustato un altro capolavoro della commedia: “La locandiera” di Carlo Goldoni (1753) . Il Politeama l’ha programmata per il 9 marzo 2018. L’ha inscenata la compagnia “Proxima Res” , con la regia di Andrea Chiodi (disegno luci: Marco Grisa; scene e costumi: Margherita Baldoni; musiche: Daniele D’Angelo; con: Caterina Carpio, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Emiliano Masala, Francesca Porrini). La Biblioteca Civica ha ospitato una serata d’introduzione allo spettacolo. Essa era firmata, oltre che dal Comune, dall’Associazione Amici della Biblioteca di Manerbio e dal gruppo di lettura “Libriamoci”. Il 7 marzo 2018, “La locandiera” è stata così presentata dalla lezione della prof.ssa Annamaria Bertoni . L’inizio ha illustrato due particolarità della messa in scena curata da “Proxima Res”: un tavolo, che, con la sua perenne presenza, definirà il “sopra” e...

Gli animali di Pinocchio secondo Delfino Tinelli

Delfino Tinelli , insegnante e giornalista manerbiese, ha già scritto più volte in merito all’educazione. L’ha fatto anche in chiave piacevole e fiabesca, con: “Gli animali di Pinocchio e altre figure” (Brescia 2017, Editore Mannarino).              La premessa definisce “Le avventure di Pinocchio” come “Odissea dei bambini”. Ne ha parlato l’autore stesso al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, il 16 febbraio 2018. Con lui, c’erano il tenore Nicola Bonini, il pianista Andrea Facchi e l’attrice Carla Provaglio. La serata ha avuto inizio proprio con la voce di Bonini e la musica di Facchi, che hanno eseguito “Carissimo Pinocchio”, o “Lettera a Pinocchio” (di Mario Panzeri, canzone ufficiale della prima edizione dello Zecchino d’Oro, nel 1959). Oltre a questo brano, sono stati eseguiti quelli di Fiorenzo Carpi, che accompagnarono il famoso sceneggiato televisivo di Luigi Comencini (1972), e la disneyana “ When You Wish Upon...

La Vecchia, vecchie abitudini e antichi sapori

Bruciare la Vecchia... “Brüšà la èciå” è un noto termine tecnico per il rogo di metà Quaresima, destinato (per fortuna) a un fantoccio. Comunque, per scaramanzia, le nonne di Manerbio preferiscono scomparire dai paraggi, quella sera. Anche se è un’usanza incruenta, è difficile liberarla dal suo retrogusto di “rogo di streghe”.  A ogni modo, le sue origini sono più antiche: risalgono ai “falò di inizio anno” diffusi in Italia nordorientale. Una pratica celtica voleva che i fuochi propiziassero le divinità; vi si bruciava un pupazzo, simbolo di quanto andava lasciato alle spalle. Gli antichi Romani facevano qualcosa di simile col simulacro di Anna Perenna , divinità agricola: anziché al fuoco, era destinata alle acque del Tevere. Simili tradizioni sono una via di mezzo tra un rito di fertilità e uno di purificazione collettiva: si congeda l’inverno per accogliere la primavera, mentre vengono gettate via le colpe della comunità. A Manerbio, il rogo della vecchia , nel 2018,...

Il palazzo, la piazza... e le maschere

Chèi dè Manèrbe, "Al capetàl dè la compagnìa" I festeggiamenti per il Carnevale manerbiese 2018 sono durati dal 9 al 13 febbraio. La prima sera, al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, “Chèi dè Manèrbe” hanno messo in scena “Al capetàl dè la compagnìa” . Era un collage di cartoni animati e fumetti rivisitati: il commissario Calzettoni, la Sbanda Bassotti (così chiamata per i suoi problemi di… equilibrio sui motocicli), quattro investigatrici dette “Balocchi di Gatto”. Un teatrino/schermo televisivo ha mostrato: un’annunciatrice di TeleRutto, Pierangela (stravagante nipote di Piero Angela) e la “macchina della verità”. Gli sketch ruotavano attorno al furto del “capitale della compagnia”: una valigia di cui si era impadronito “Ansèlmo dè Lén”, impersonato dal rapper dialettale Dellino Farmer . Le sue canzoni, così come i versi di Memo Bortolozzi, hanno intercalato le scene. Al pianoforte e alla chitarra elettrica, dato il tema poliziesco, c’erano RIS e NAS (due sigle dal suono...