La dottoressa Jennifer Radulović, storica e divulgatrice, è un'ospite consueta su queste pagine. Di recente, ha dato alle stampe il suo romanzo La Foresta degli Alberi Ritorti (Mursia, 2024), di genere weird. Ma è di un'altra storia tenebrosa e inquietante che si è occupata il 25 gennaio 2025: il celeberrimo Ritratto di Dorian Gray (1890) di Oscar Wilde.
La lezione-spettacolo ha avuto luogo al Teatro Sant'Afra di Brescia, città che si è dimostrata affezionata alle serate della dott.ssa Radulović.
Chiunque conosce le linee maggiori della trama: un giovane dall'aspetto angelico (Dorian, ovvero "dorico", rimando all'ideale greco di bellezza armoniosa) si lascia ritrarre dall'amico pittore Basil, che è infatuato di lui. Lord Henry, un loro comune frequentatore, è colpito dall'innocenza rara di Dorian e decide di insegnargli la malizia del mondo.
A questo punto, è evidente l'importanza della contestualizzazione storica della vicenda. Il romanzo è ambientato nella Londra vittoriana: una città di oro e di miserie, dove i Lord e i borghesi perbene vanno nottetempo nei quartieri degradati come Whitechapel a cercare prostituzione, alcool e oppio. Fra l'altro, Whitechapel è il quartiere dove si consumarono i delitti del fantomatico Jack lo Squartatore (1888): forse, di giorno, anche lui era un bravo signore insospettabile... Ecco perché la letteratura inglese del periodo si concentra sul tema del "doppio", come ne Lo strano caso del Dr. Jekill e Mr. Hyde (1886) di Robert Louis Stevenson.
Ma è anche un'epoca di scoperta del piacere: diventano di gran moda il tè, il caffè, il cioccolato e lo zucchero, dato che se li possono permettere anche fasce modeste della popolazione. Si diffonde il controverso assenzio: quello eccellente e quello scadente, da cui sono dipendenti gli artisti e i poeti bohémien. Esiste anche una produzione pornografica alimentata dalla recente invenzione della fotografia. Dulcis in fundo: gli inglesi vittoriani credono nel soprannaturale e negli spiriti.
Tutto ha preparato la strada a una storia di doppia vita e fenomeni straordinari. Resosi consapevole della propria bellezza e della sua caducità, Dorian ottiene da "un potere superiore" la facoltà di rimanere splendido per sempre, mentre il suo ritratto si degraderà al posto suo.
Sicuro di non portare i segni della vecchiaia e della depravazione, il ragazzo si getta con foga in tutti quei piaceri proibiti di cui Lord Henry gli aveva aperto le porte: l'oppio, la seduzione seriale, forse anche relazioni omosessuali (all'epoca, punibili penalmente).
Solo un romanzo? In realtà, creò scalpore. Come il prodigioso ritratto, ostentava il vero volto di una società perbenista che non voleva guardare in faccia i propri vizi. Quando Wilde subì quel processo per sodomia (1895) che gli rovinò l'esistenza, l'opera fu usata contro di lui come "narrazione autobiografica". In realtà (ha spiegato la dott.ssa Radulović), lui non si sentiva simile tanto al depravato Dorian, quanto al buon pittore Basil, vittima dei propri sentimenti.
Le ruote della società vittoriana poterono schiacciare l'autore, ma non il libro. Ancora oggi, Il ritratto di Dorian Gray è una storia potente, in grado di turbare (e conturbare!).
Richiamo del piacere fine a se stesso, dubbi di coscienza, infatuazione di sé e del proprio godimento che prende il posto dell'amore per il prossimo: chi non può vedersi nel ritratto maledetto?
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