L’11
ottobre 2015, mentre Manerbio festeggiava la Madonna del Rosario fra preghiere
e giostre, alcuni cartelli invitavano a una mostra di pittura. Si teneva nel
cortile del circolo ACLI ed era curata da un gruppo dal nome decisamente
suggestivo: “Eventi di passione”.
Erano gli allievi della scuola di
disegno compresa nella LUM, la Libera Università di Manerbio. Perlopiù maturi,
con lavoro e famiglia, ma accomunati dal gratuito amore per matita e pennello.
I loro corsi sono tenuti da Martino Pini, ex-insegnante di scuola media. Ogni
estate, i suoi allievi si radunano informalmente al Teatro Civico. I corsi sono
composti da due tronconi da dieci incontri l’uno. La sede delle lezioni è
proprio la scuola media locale. Per una modesta quota d’iscrizione, si può
imparare a padroneggiare la tecnica favorita. «Fra noi, qualcuno non sapeva
nemmeno tenere una matita in mano, all’inizio» ha ricordato un allievo. A
giudicare da questo, la competenza del
prof. Pini e la passione degli alunni hanno operato discreti miracoli.
Coloro che “non sapevano tenere la matita” hanno creato Natività, Deposizioni,
idilli di campagna, paesaggi, nature morte, ritratti, animali. Le tecniche
spaziavano dall’olio alla biro, dall’acrilico al pastello. Era impiegato
persino il mordente, un colorante bruno in grado di ottenere un effetto
anticato.
Secondo il racconto di due allieve,
il nome del gruppo deriva da un’iniziativa del 2012: un’esposizione dei loro
dipinti, accompagnata dall’esibizione dei ragazzi delle scuole medie che
suonavano la chitarra. Il titolo era: “E…venti di passione”, con riferimento
ammiccante a una telenovela, ma anche all’amore dei partecipanti per ciò che facevano.
Per allestire la mostra dell’ottobre
2015, sono bastati alcuni pannelli di reti, facilmente trasportabili. A essi –
fra gli altri – erano appesi vasi di
fiori, vedute della “Manerbio di una volta”, famiglie di cigni, volti di donne
in preghiera, gattini a pastello o cani dai volumi ben modellati. Un ventaglio
di colori era la Natività africana appesa a un muro.
«Per la chiusura del corso,
quest’anno, abbiamo realizzato una serie di reinterpretazioni della Gioconda»
ha raccontato una delle espositrici. «Una aveva un bambino in braccio… un’altra,
con un paio di scarpe rosse, ricordava la violenza sulle donne. Poi, c’era
quella in versione “Che Guevara”… un’altra ancora, nello stile di Andy Warhol,
con New York sullo sfondo… Una ragazza l’ha trasformata in una dark, con lunghe
unghie nere… Ma questo gioco non è stato capito dal pubblico. Ci hanno detto
che abbiamo assassinato l’opera».
Come ai tempi delle avanguardie,
l’originalità non paga. Ma ciò non ha minimamente abbattuto lo spirito degli “Eventi
di Passione”, che s’incontrano per la gioia di creare e per l’affiatamento che
respirano. Un sano sberleffo a chi dice che “l’arte per l’amore dell’arte” è da
snob o da fannulloni. Chiunque può (e dovrebbe) prendersi un angolo di bellezza
per sentirsi contento di vivere.
Paese Mio Manerbio, N. 101, ottobre
2015, p. 6.
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