Spesso m’abbacina un
sogno sardonico
di luci tintinnanti in
una fiera
o, meglio, un party –nel
galateo tonico
che infioretta una
qualunque sera.
Io scivolo sola nel gorgo
cronico
di figure parate a
primavera,
gale, orecchini –e un che
di malinconico
imbeve tavole e vesti
qual cera.
Un’ombra palpita oltre
quel mare,
col canto nitido e muto
d’un faro:
amore o nulla –così è, se
pare.
Da quel richiamo
abbagliante ed avaro
è diretto il risucchio
del mio andare:
quest’è sostanza del mio
cuore amaro.
Compresa in: AA. VV., Tracce 3, Roma 2015,
Pagine, p. 65.
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