Parte II: Il Cigno Bianco e il Cigno Nero
4.
Era
sceso il buio su Pavia. Mentre, nelle strade, gli studenti si apprestavano a
gustare una parvenza di movida, Amedeo e Nilde si preparavano per la notte.
«Dobbiamo
cominciare a pensare a come… farti tornare fra i vivi» le sussurrò il ragazzo.
«Non puoi restare per sempre nel Limbo… anche se a me non dispiacerebbe
affatto» le confessò con un sorriso.
Nilde
non si voltò. Non voleva fargli vedere quanto fosse arrossita.
«Il
punto è che non saprei nemmeno da quali vivi tornare» rispose finalmente, con
un’ironia forzata. «Sono orfana. Tutta la mia famiglia consiste in mio zio… che
è quello che mi ha fatto finire in una bara».
«Parliamone
domani mattina, allora» conciliò Amedeo. «Magari, siamo troppo stanchi tutti e
due per pianificare qualcosa decentemente».
«Già…
E tu dovrai andare a lezione, domani» gli ricordò Nilde, scimmiottando un tono
materno.
«Tu
sei già immatricolata all’università?» domandò il ragazzo.
«Sì…
primo anno di Lettere» spiegò lei. «Ma credo che mi godrò ancora per un po’ le
mie… vacanze per decesso». Le sfuggì un ghigno.
La
ragazza cominciò a raccogliere i lunghi capelli castano-rossicci con un
elastico. «Stai proprio bene con quella camicia viola» si complimentò Amedeo.
«I colori funebri ti donano… tanto per restare in tema». Lei gli rispose con
una linguaccia.
Il
giovane si sedette accanto a lei, sull’orlo del letto. Le prese delicatamente
la testa fra le mani e le diede un bacio sulla fronte. Nilde sussultò. Un
ricordo inconscio – forse – di quel gesto che l’aveva segnalata come viva all’amico
e che era stato l’inizio della sua salvezza. Gli posò una mano sulla spalla.
Poi, cominciò ad accarezzargli lievemente il petto. Amedeo la lasciò fare per
un poco. Poi, la interruppe. Quasi soprapensiero, iniziò a sbottonarsi la
camicia. Sentì lo sguardo azzurro di Nilde sfiorargli il torso d’alabastro, non
atletico ma ben fatto, gentilmente piumato di peli rossicci come i capelli
della ragazza. Si voltò di nuovo verso di lei e si lasciò stringere, mentre le
cingeva i fianchi. Non ebbero bisogno di parlarsi.
[Continua]
Pubblicato su Uqbar Love, N. 153 (8 ottobre 2015), p. 31.
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