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Il mostro

“Io credo che capiti a certi genitori di generar mostri. […] E come ci sono mostri fisici, non ce ne possono essere di mentali o psichici? […] Come un bambino può nascere senza un braccio, uno può benissimo nascere senza gentilezza o senza una coscienza virtuale. […] a un mostro è la norma che sembra mostruosa, perché ognuno è normale per se stesso. Per il mostro interiore la cosa dev’essere ancor più oscura poiché non ha qualcosa di visibile con cui fare un confronto. A un uomo nato senza la coscienza, un altro che abbia il peso di un’anima deve sembrare ridicolo. Per un criminale, l’onestà è sciocca. Non si deve dimenticare che il mostro è solo una variazione, e che per un mostro è mostruosa la norma. 

            È mia ferma convinzione che Cathy Ames fosse nata con le tendenze, o meglio con la deficienza di tendenze, che la spinsero avanti a forza tutta la vita. Qualche rotella non girava come doveva, qualche ingranaggio non funzionava. Non era mai stata, fin dalla nascita, come gli altri. E come uno storpio può imparare a utilizzare la sua deficienza sì da diventare, sia pure in un campo limitato, più efficiente di chi non lo è, così Cathy, sfruttando la sua differenza, riuscì a creare nel suo mondo un movimento doloroso e sorprendente.
            C’è stato un tempo in cui una ragazza come Cathy sarebbe stata definita un’indemoniata. L’avrebbero esorcizzata per scacciar da lei lo spirito maligno, e se dopo molte prove la cosa non funzionava l’avrebbero bruciata viva come una strega per il bene della comunità. La sola cosa che non si può perdonare a una strega è la sua capacità di rendere infelice la gente […]
Come se la natura avesse celato la sua trappola, Cathy ebbe fin dall’inizio un visino innocente. […] Cathy, anche dopo essere cresciuta, aveva mantenuto una figura da bambina, snella, con braccia e mani delicate, mani minuscole. Il seno non si era molto sviluppato. […] Aveva un corpo da ragazzo […] Era una bambina graziosa e diventò una donna graziosa. Aveva una voce roca e bassa, che poteva diventare così dolce da essere irresistibile. Ma ci doveva essere una corda d’acciaio nella sua gola, perché la voce di Cathy poteva  essere tagliente come una lima, quando lo voleva. […]
Rendeva tutti inquieti, ma non al punto da far desiderare di allontanarsi da lei. Uomini e donne volevano scrutarla, starle vicini, tentar di scoprire qual era l’origine del sottile malessere di cui era la fonte. […]
Non si confondeva mai agli altri, né quanto a modo di vestirsi né di comportarsi. […] Cathy era bugiarda, ma non mentiva come tutti gli altri bambini. Le sue menzogne non nascevano da quei sogni a occhi aperti dei ragazzi che parlano di una cosa immaginaria […] Le bugie di Cathy non erano mai innocenti. Il loro scopo era di sfuggire ai castighi o al lavoro, o alla responsabilità, ed erano usate a scopo di profitto. […] Rimaneva abbastanza vicina alla verità perché non si potesse mai esser sicuri del tutto. Conosceva anche altri due metodi: lardellare le sue bugie con un po’ di verità, o dire una verità come fosse una bugia. Se si accusa uno di aver detto una bugia e poi si scopre che è la verità, si viene così a creare una cortina protettiva che ricopre una quantità di non-verità e per parecchio tempo. […]
Quasi tutti a questo mondo hanno appetiti e impulsi, emozioni che scattano, isole di egoismo, voglie nascoste sotto la superficie. […] Cathy non solo conosceva questi impulsi negli altri ma sapeva usarli a suo beneficio. È possibilissimo che non credesse a nessun’altra tendenza negli uomini perché, pur essendo straordinariamente sveglia per certe cose, per altre era completamente cieca.
Cathy imparò fin da giovanissima che il sesso con tutti i suoi turbamenti e le sue ansie, le sue gelosie e i suoi tabù, è l’impulso più sconvolgente che ci sia nell’uomo. […] Cathy imparò questo maneggiando alcune persone e presto si accorse che poteva dominare quasi tutti.”

JOHN STEINBECK


(La valle dell’Eden, Milano 1975, Mondadori, pp. 94-98. Traduzione dall’inglese di Giulio De Angelis).

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