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Visualizzazione dei post da agosto, 2020

Leggende bresciane: il rifugio dei pagani

Non si può dire che i bresciani non abbiano la propria parte di fantasia, per quanto riguarda la produzione di leggende locali . Possiamo vederlo (ad esempio) in una simpatica “guida turistica” a tema: Misteri & leggende della Lombardia di Marco Alex Pepè (Treviso 2019, Editoriale Programma). Nella sezione “Provincia di Brescia”, fra le altre, c’è una storia che riguarda Saviore dell’Adamello , in Valcamonica, e in particolare le frazioni di Ponte e Valle. Nel sottosuolo di queste, pare si snodino cinque cunicoli: antiche miniere di rame, dette “le Tambe dei Pagà” , ovvero “i nascondigli dei pagani”. La parte suggestiva della leggenda vuole infatti che qui si nascondessero tutti coloro che rifiutavano la conversione al Cristianesimo. Uno dei sacerdoti di questa comunità sarebbe anche stato oggetto di uno scherzo discutibile, trasudante umorismo rustico. Pepè lo descrive come il classico vecchio saggio dalla barba bianca. Ogni tanto, costui sarebbe uscito dalle antiche miniere per

EcoDharma: il Buddhismo Zen e l’ambiente

  Che le questioni ecologiche siano di particolare urgenza oggigiorno è cosa nota. Meno noto è il rapporto che hanno con l’ambiente le diverse correnti e tradizioni spirituali; anzi, forse non è chiarissimo quale legame ci sia tra la ricerca dell’ “alto” e la preoccupazione per la terra.  Questo è stato proprio l’argomento del ritiro “EcoDharma” (laddove dharma è il termine sanscrito per “legge cosmica” o “dottrina”), organizzato dal monastero zen Sanbo-ji a Pagazzano di Berceto (PR). Ha avuto luogo dal 14 al 16 agosto 2020 ed è stato aperto a chiunque, indipendentemente dall’appartenenza religiosa. Per questi tre giorni, i partecipanti hanno meditato (seduti o in cammino) sui monti dell’Appennino parmense, godendo di fortunate giornate di sole scalfite da rannuvolamenti, piogge e cenni di temporale. Hanno visitato un eremo cristiano in rovina, le cui pietre ricordavano l’ambientazione di certi presepi artistici. Hanno attraversato le stradicciole nel bosco. Hanno visitato Pagazzano (

Voglia di ripartire: i passi della musica

Abbiamo già parlato due volte di come le misure per il contenimento del contagio da COVID-19 abbiano influito pesantemente sulla vita culturale, quella musicale in particolare. La quarantena e il distanziamento sociale sono infatti incompatibili con feste pubbliche e concerti . Questo - giocoforza - ha silenziato la musica dal vivo. Con l’allentamento delle norme di sicurezza e il prudente ritorno alla “vita normale”, anche questo mondo ricomincia a muovere i propri passi. Ce ne hanno parlato due cantanti bresciani ben noti alle pagine di questo giornale: Piergiorgio Cinelli e Dellino Farmer .   Naturalmente, sono  entrambi d’accordo sul fatto che non sia “tornato tutto come prima”. Le sagre, i concerti, le feste in piazza sono ancora fuori discussione: il che significa la perdita delle occasioni meglio pubblicizzate e organizzate.  Va meglio con le feste più contenute, nei locali e con le sedie degli ascoltatori ben distanziate l’una dall’altra. Per l’appunto  nei locali    si sta e

Bentornati, iRose!

  Come tutti gli artisti sono genio e sregolatezza; amano suonare, cantare, esibirsi, ma se chiedi loro “Chi siete, che fate?” non ti dicono nulla… timidezza? Voglia di renderti curioso? E allora abbiamo indagato, ed ecco qui cosa si dice di loro.  Gli iRose generano un suono potente e d’impatto e lo fondono con un canto dalle melodie innovative. La loro musica, dal carattere personale e originale, è un mix esplosivo generato dalle loro diverse influenze musicali, che spaziano dal blues al rock progressive, dal rock classico a quello più melodico. La ricerca degli iRose parte dalle passioni come dall’amore, dai sogni come dalle emozioni. Passione e amore per la musica, per la vita. Sogni ed emozioni che spingono le nostre esistenze a superare quei limiti imposti in questi giorni difficili. Nel 2008 il primo disco ( Oltre, Amc ) aveva aperto la strada alla prima formazione con Francesco Valente “storico” batterista e Alessio Melandri al basso. “È stato un sogno poterlo vivere

Pausa - Ci risentiremo fra qualche giorno

  Dal 13 al 16 agosto compreso, sarò praticamente irreperibile (non sarò sulla Luna, ma quasi). Quindi, vi chiedo gentilmente di non cercare di contattarmi con alcun mezzo, né di commentare sul blog. Se lo farete, le risposte vi arriveranno ovviamente in notevole ritardo. Intanto, arrivederci!

iRose: quando il cuore alza la voce

  Quello degli iRose è un pop rock dal sapore romantico. La band romana ha pubblicato l’album omonimo, contenente dieci brani. Essi sono eseguiti dalla voce di Paolo Borgi, dalla chitarra di Riccardo De Angelis, dal basso di Gabriele Persi e dalla batteria di Fabio Latini.              Il modo in cui è scritto il nome del gruppo, nonché titolo del CD, ricorda l’iPhone, la “modernità ultimo modello”. Ma, al posto di quel “Phone”, c’è il nome della regina dei fiori, la rosa. L’illustrazione di copertina è strutturata come un logo, una sorta di cuore a metà. Se lo si guarda con attenzione, si scopre che l’immagine è composta da quattro profili che alternano il sorriso alla malinconia. Fra l’altro, in inglese, “I rose” significa “Mi sono alzato”. C’è molta voglia di alzarsi e inseguire sogni, in questo album. Non ho più alibi esprime l’impossibilità di sottrarsi a un amore che sta già dominando l’esistenza… ma per arricchirla, non per schiacciarla. Il treno per l’aurora parla invece del

Vincenzo Calò legge “quore”, di Claudio Spinosa

Vige anche una scienza empirica per mezzo di cui i papabili seguaci attivano un principio tanto corporeo quanto passionale, stando a degli oggetti che vengono così usati   per sviluppare delle alternative, con l’obiettivo di delucidare nuovamente su importanti significati: tutt’altro rispetto alle moderne vicissitudini che quantifichiamo, ma che non qualifichiamo guarda caso, a scapito dell’emotività, a causa delle “innumerevoli” sfumature da cogliere soffermandoci su qualsiasi forma di cultura… quando piuttosto, e il poeta in questione lo ribadisce, il Pensiero lo si può rapportare metodicamente grazie ai cosiddetti alchimisti con della naturalezza che ci lascerebbe esterrefatti, caratterizzando comunque al momento che se ne rilevi l’accezione una sorta di apertura incontrovertibile e continua, col raggiungimento di cime impervie del sapere a rischio dell’equilibrio psicofisico.  “Quando penso non ci sono e mentre fuggo già ritorno”.   Nel retro di ogni fatto che accade in mod