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Visualizzazione dei post da agosto, 2022

Devianze: non è solo una parola

 "Devianze"  è l'argomento all'ordine del giorno. Il putiferio è stato scatenato da una frase infelice, comparsa sui social media a scopo di propaganda elettorale e poi ritirata. La frase era questa: DEVIANZE GIOVANILI:  droga alcolismo tabagismo,  ludopatia, autolesionismo, obesità,  anoressia,bullismo, baby gang, hikikomori   Lo slogan è stato giustamente criticato per diverse ragioni: fa accostamenti insensati, mettendo in un solo calderone patologie, disagio sociale e abitudini poco salutari; designa come "giovanili" anche l'alcolismo e il tabagismo, che sovente non lo sono; cita anche il fenomeno degli hikikomori, non prettamente italiano (a partire dal nome). C'è peraltro un certo semplicismo nel pensare che situazioni tanto complesse quanto diverse fra loro possano trovare una soluzione comune o immediata (come votare per un determinato partito). La chiave realmente interessante, però, è proprio in quella prima parola: devianze. Vale la pena

Mo Dao Zu Shi: una porta su mille domande

No, non è una fissazione, stiamo scherzando? Solo che, di Mo Dao Zu Shi , ho visto tutta la serie animata. E sto guardando la versione Netflix The Untamed , che ho già programmato di rivedere insieme ad amici. E ho l’artbook della serie animata. E intendo leggere i romanzi dell’autrice Mò Xiāng Tóng Xiù , da cui è tratta. E mi è nata una mezza fantasia d’imparare il cinese, grazie alla saga. Nemmeno la mia temporanea esperienza col kung fu mi spinse a tanto.  Fonte: Wikipedia             Cosa volete che vi dica? Ogni tanto, salta fuori un universo narrativo che mi cattura e voilà, mi frigge in padella come un pesce.             Mo Dao Zu Shi è di quelli – e io sono in buona compagnia nella padella per fritture, visto il gradimento internazionale che ha raggiunto. È abbastanza di nicchia, perché la complessità di trama e contenuti richiede notevoli dosi di concentrazione e passione, per seguire il tutto… ma neppure Il Signore degli Anelli è una favoletta e guardate dov’è arrivato.

"La fiera delle illusioni": il bivio fra l'uomo e la bestia

Fonte: mymovies.it Il Cinema Estate di Manerbio è in corso. Tra i film proposti, merita sicuramente una menzione quello proiettato la sera del 18 luglio 2022: La fiera delle illusioni (USA, 2021; regia di Guillermo Del Toro). È tratto da Nightmare Alley (“Il vicolo degli incubi”), un romanzo di William Lindsay Gresham pubblicato nel 1946.              È ambientato negli Stati Uniti, durante la Seconda Guerra Mondiale. Vi sono ancora i reduci dalla Prima, mutilati nel corpo e nello spirito, spesso alcolizzati; tanti altri vedranno presto demolita la propria personalità e dignità nei lager. Non c’è periodo storico migliore per ambientarvi la vicenda di una progressiva perdita d’umanità .             Il protagonista è Stan (Bradley Cooper) . All’inizio del film, lo vediamo occultare un cadavere e dare fuoco alla catapecchia in cui l’ha lasciato. Avendo così tagliato ogni ponte con la propria esistenza precedente, trova un impiego in un circo dalle attrazioni inquietanti : neonati d

Davide e Anna, un duo creativo in mostra a Manerbio

Davide Rossini e Anna Rizzi : coppia nella vita e nell’arte, hanno avuto il loro giusto spazio alla mostra “In Essere” , ospitata dal Bar Borgomella a Manerbio. Le loro opere sono state esposte dal 3 al 23 luglio 2022.              Entrambi prediligono l’arte del disegno . Il tratto di Davide è più asciutto e fumettistico, mentre Anna ha la vocazione all’illustrazione fantasy. Le loro diversità non creavano però un contrasto e i disegni dei due artisti erano presentati gli uni accanto agli altri; alcuni erano addirittura appesi lungo fili, a sottolineare il fil rouge artistico e personale che unisce i disegnatori.             Davide Rossini è allievo di Stefano Alghisi , docente alla Scuola Internazionale di Comics di Brescia. Si ispira ai fumetti francesi, giapponesi e americani. La sua cura principale è la costruzione del personaggio . Pensiamo, per esempio, a Hope, il cui nome (in inglese) significa “Speranza”. È un bambino disegnato in stile manga; indossa una bizzarra tuta

Un cubo di Rubik chiamato Sissi

Cara Sissi…  Elisabetta d'Austria incoronata regina d'Ungheria (Georg Raab, 1867) innanzitutto, non ti chiamavi così . E non eri nemmeno principessa: nata duchessina in Baviera, divenisti imperatrice d’Austria per matrimonio. Al limite, il tuo nomignolo era “Lisi”, diminutivo di “Elisabeth”; divenne “Sisi” per il tuo modo peculiare di scrivere la “L” maiuscola iniziale. E “Sisi” sei tuttora, nel nome del museo che ti hanno dedicato a Vienna: il “Sisi Museum” , appunto. Poi… Come sei diventata così famosa? Qualcuno dice che non meriti tanta attenzione, soprattutto rispetto a personaggi femminili di grande spessore che non vengono altrettanto spesso nominati (vedete Cristina Belgioioso Trivulzio, la regina longobarda Ansa , donne di scienza come Sophie Germain e Ada Byron, per menzionarne solo tre). Giusto perché moristi in modo tragico e assurdo, perché fosti la moglie dell’ultimo grande imperatore asburgico e Ernst Marischka girò quei celebri film in costume con Romy Schnei

Il vero vuoto dei nostri tempi

  E... sì: dagli anni Ottanta in poi , siamo stati invasi da prodotti culturali "pop" di scarsa qualità. Abbiamo visto il cinema popolare farsi cinepanettone , la televisione proporre come "realtà quotidiana" l'artificialità di certi talk show e di certi reality. Abbiamo visto la cafonaggine e l'esibizionismo del nulla diventare la norma.  Però... Non è questo il genere peggiore di  hollow men che i due decenni appena trascorsi hanno prodotto.  L'idiozia scientemente diffusa (intesa come vuoto di contenuti spacciato per leggerezza, volgarità gabellata come popolarità) è un male, certo. Ma non è impossibile da sconfiggere, finché rimangono persone curiose e appassionate, in grado di proporre alternative... persone vive. Da temere sono i morti che cercano di impedire a questi vivi di vivere .  Da quando si è verificata "l'epidemia del vuoto" in Italia, si è accentuato il divario fra la cultura popolare e quella cosiddetta "alta",

"Se gli altri non ti amano, devi essere tu ad amarti!" Davvero?

  "Se gli altri non ti amano, devi essere tu ad amarti!" È un pensiero che va alquanto di moda. Non nego che abbia la sua seduzione e un fondo di verità. Le persone che non sanno amarsi , che odiano una parte di sé, provano sentimenti di cattiva qualità anche verso gli altri. Dato che si giudicano, per loro è normale giudicare. Dato che non si accettano, per loro è giusto non accettare. L'odio che provano per sé è la lente attraverso cui guardano il prossimo. Finché non se la toglieranno dagli occhi, dalle relazioni non potranno aspettarsi un granché.  Ma... investire su di sé tutto l'attaccamento emotivo che non si riesce ad avere verso altri? Idolatrare se stessi perché i rapporti col prossimo sono bollati come "non appaganti"? Non ci vuole un luminare per capire che questa è la descrizione di un atteggiamento narcisistico, altro argomento di moda. Anche qualora non si presentasse il vero e proprio disturbo di personalità, non sarebbe comunque una soluzio