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"La fiera delle illusioni": il bivio fra l'uomo e la bestia

locandina de la fiera delle illusioni
Fonte: mymovies.it
Il Cinema Estate di Manerbio è in corso. Tra i film proposti, merita sicuramente una menzione quello proiettato la sera del 18 luglio 2022: La fiera delle illusioni (USA, 2021; regia di Guillermo Del Toro). È tratto da Nightmare Alley (“Il vicolo degli incubi”), un romanzo di William Lindsay Gresham pubblicato nel 1946. 

            È ambientato negli Stati Uniti, durante la Seconda Guerra Mondiale. Vi sono ancora i reduci dalla Prima, mutilati nel corpo e nello spirito, spesso alcolizzati; tanti altri vedranno presto demolita la propria personalità e dignità nei lager. Non c’è periodo storico migliore per ambientarvi la vicenda di una progressiva perdita d’umanità.

            Il protagonista è Stan (Bradley Cooper). All’inizio del film, lo vediamo occultare un cadavere e dare fuoco alla catapecchia in cui l’ha lasciato. Avendo così tagliato ogni ponte con la propria esistenza precedente, trova un impiego in un circo dalle attrazioni inquietanti: neonati deformi conservati sotto spirito, una donna che si fa attraversare da scariche elettriche… e un “uomo-bestia” che si nutre del sangue di animali vivi. Quest’ultimo, in particolare, è uno sventurato distrutto dai traumi personali e dalla dipendenza da alcool e oppiacei. Si capisce che avrà vita breve, ma questo non è un problema, per il suo padrone: può sempre sostituirlo con uno qualsiasi dei tanti disperati tornati dalla guerra e finiti per la strada. A farlo “imbestialire” penserà lui.

C’è anche il numero di Zeena (Toni Collette) e di suo marito Pete (David Strathairn): esibizioni di lettura del pensiero e altri trucchi dal sapore occultistico. Stan è affascinato dalla loro arte, che sembrerebbe dargli potere completo sulle menti degli altri e sui loro destini. Convince la collega Molly (Rooney Mara) a lasciare il circo con lui. Con la ragazza quale assistente, Stan ha successo come mentalista, ovvero prestigiatore che propone numeri di telepatia. Ma, una sera, una donna dalla bellezza glaciale lo sfida e sembra quasi mandare in pezzi l’illusione. È la dottoressa Lilith Ritter (Cate Blanchett), psicologa: il suo nome è di per sé un programma, visto che è quello della diavolessa seduttrice e fatale per eccellenza. Ma Stan non lo sa… Convinto com’è di poter avere chiunque ai propri piedi (le donne in particolare), avvia una relazione con la psicologa. Proprio lei gli fornisce informazioni preziose sui drammi personali di uomini ricchi e potenti: quelli che consultano Stan, convinti che sia un autentico medium e sensitivo. Dal mentalismo, il protagonista passa quindi a praticare lo spiritismo e si guadagna la fiducia cieca di personaggi simili all’odiato defunto padre, pronti ad affidargli ingenti somme di denaro e la loro stessa anima.

            Quanto proseguirà il pericolosissimo gioco di Stan? Come andrà a finire? Forse, la chiave dell’enigma è da cercare nell’interesse del protagonista per l’uomo-bestia e per un aborto conservato sotto spirito col nome di Enoch: nato deforme, “inadatto alla vita”. Stan crede nel destino e si crede destinato… a cosa? Ad essere superiore agli altri? A sprofondare nell’abiezione? Le due cose, in realtà, non si escludono. Più Stan perfeziona la propria arte di manipolatore, più diviene mediocre e privo d’umanità. Mentre si crede “nato per questo”, agisce invece da artefice del proprio destino. Alla fine della proiezione, si esce totalmente rimescolati, ma con un pensiero: se chiunque ha in sé “la bestia”, ciò significa che nessuno è davvero destinato a essere tale.




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