Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2022

Leggendo “Rubli e Lire”, di Simona Blasutig e Daniele Ossola

Un libro fuori dal comune, contenente la verità e il pensiero sperimentale; alla lettura ci si addentra prontamente nei costumi rigidi e furenti dell’autorevolezza staliniana. In Italia, nel dopoguerra, risultava comunque facile cogliere un’occupazione, addirittura si aveva modo di decidere tra varie proposte.  Già, annaspare nell’indecisione voleva dire addolorarsi senza una giusta causa, e quindi oscurarsi. In Rubli e Lire , la dietrologia dovuta al secondo conflitto mondiale verte sui processi sovietici. La questione sulla quale si stende un velo pietoso, incitando all’orgoglio ideologico e nonostante i fatti parlino chiaro, si riferisce nient’altro che all’Incapacità. E l’amore muore temendo di per sé il male di vivere. Il centro dell’Unione Sovietica si pone realmente, urbanamente, soffocando alla leggera, banalizzando il male che si riserva un fermento attitudinale, tra lo storico e l’inviolabile. I controlli si riversano da ogni angolo, eticizzando un popolo, annic

"Il peso dell'ombra": una nuova raccolta di poesie

Nel 1814, Adelbert von Chamisso pubblicò il romanzo Storia straordinaria di Peter Schlemihl. Il protagonista eponimo è giovane e povero. Uno strano uomo (il demonio sotto mentite spoglie) gli offre uno scambio: infinita ricchezza, in cambio della sua ombra. Peter accetta ed è convinto d’aver concluso un ottimo affare.              Invece, la sua vita diviene sempre più amara e solitaria. Perché quell’ombra, apparentemente così inconsistente, era il marchio della sua concreta umanità. Era il segno del suo essere reale e vero. Senza ombra, non c’è una persona, ma solo un fantasma. Un vuoto.             Ecco, dunque, che l’ombra ha un peso. Tutto quel che è escluso dalla convenzionalità, che teniamo per noi e che – solitamente – non curiamo è ciò che fa di noi persone vere, a tutto tondo. Non potremmo dire di esistere, se non avessimo qualcosa d’indicibile: un amore che ci ha fatto male, una discesa nel sogno o nella morte, un momento di epifania.             Non chiederci la parola

Alberto Diamanti – Il segreto della musica

Guido Monaco, mille anni fa o giù di lì, tradusse letterariamente delle melodie, ispirato dall’autenticità dello scritto con cui venne lodato San Giovanni.  Il frate seguace di San Benedetto impartiva lezioni rilanciando tesi senza precedenti, per istruire musicalmente gli studenti aretini e non solo, di un paese religioso e dall’alto tasso culturale, noto quindi nel Vecchio Continente per intero, in un’Europa che dalla base mai come oggi traballa. Basti pensare che trattasi, Arezzo, di un posto a quei tempi più che accogliente per chi voleva diventare musicista o giudice, che poco o nulla aveva di che invidiare a sedi universitarie quali la Sorbona o quella felsinea nostrana. Tale luogo nello specifico langue attualmente, con delle rimanenze edilizie scarseggianti e offese dal corso della Storia, ma una testimonianza sgargiante la si può rilevare grazie alle pennellate di Giotto, contemplando un suo famoso lavoro, immaginando il caotico - a dir poco - allontanamento dei demoni d

Leggendo “E poi boh… - Monologhi di una giovane Incoscienza”, di Marinella Mariani

  Quel qualcosa a cui tieni in particolare implica all’istante la coscienza circa il fatto di esaurire le forze per un valido motivo dacché emozionale, a differenza di quel che t’impaurisce, ovvero la necessità di sfidare l’andazzo terreno alquanto incolore, nelle sembianze di una persona che si suole dire “acqua e sapone” ma che vorrebbe tanto chiudersi nel suo privato… situazione dalla quale si può trarre una pellicola cinematografica, e magari con la direzione di Dario Argento che sarebbe eccome in grado di esaltarla.  L’interrogativo che si assume l’esclusiva travolgendo la logica in proprio abbraccia il desiderio di appisolarti quando si fa buio… in effetti l’immaginario andando oltre comporta l’emozione da vivere sensibilmente spaziando all’inverosimile, cosa che c’entra niente con uno stadio dentro cui sopra un manto verde si scannano due squadre composte da 11 calciatori spremuti da interessi materiali per un’ora e mezza circa, in alternativa alla band che si esibisce legando

"Non ho figli perché..." Devo fare i conti con la depressione

I problemi di salute che ostacolano il desiderio di diventare genitori possono essere anche di natura psichica.  Sono una di quelle persone di cui ha parlato il Papa, una di quelle che ha sostituito il desiderio di maternità con l'avere un cane. Perché? Perché ho tanto amore da dare, ne avrei anche per un figlio. Ne avrei troppo. Sono stata in cura per depressione, attacchi di panico, disturbo post traumatico da stress, anoressia nervosa. Ora sto bene, ma ho imparato una cosa che molte persone non imparano in una vita intera: sapere quale è il mio limite naturale. Un figlio, per quanto desiderato, mi farebbe ripombare certamente nel malessere da cui sono faticosamente uscita, assorbirebbe tutta la mia vita, mi toglierei l'anima per darla a lui. Tutta. Troppa. Io ascolto il telegiornale, quando parlano delle mamme esasperate, delle mamme che mettono i figli in lavatrice, che li annegano e penso, con spaventosa lucidità: si, potrei essere una di loro. E un figlio questo non lo me

"Non ho figli perché..." Non me lo posso permettere

  Questa testimonianza è anche e soprattutto una rivendicazione sociale tutt'altro che minoritaria. Ci sono parole dure contro un leader mondiale che si è espresso (rincresce dirlo) in modo sentenzioso, quando la realtà è ben diversa da una situazione di "disimpegno" e "assenza di umanità". A questa rubrica, non interessa valutare le parole di un capo religioso; ma, nei tempi presenti, la rabbia è più che legittima e non ci sentiamo di tacitarla.  ... Non me lo posso permettere.  Ho 34 anni e ho lavorato in nero dai 15 ai 29 anni in posti differenti, purtroppo nessuno mi assumeva. Dopo un tirocinio durato più di un anno e 3 anni cococo, finalmente mi hanno assunta, ma il mio stipendio è insufficiente a farmi vivere una vita decente. Non basta a comprarmi una casa, una macchina, figuriamoci avere un bambino in una condizione simile. Quindi, per la società sono troppo misera per avere una famiglia, ma per il papa sono comunque passibile di giudizio perché ho un qu

"Non ho figli perché..." Nonostante tutto, troppa instabilità

Questa è la storia di tante donne giovani e in gamba. Nonostante il loro enorme valore come persone e professioniste, i riconoscimenti concreti sono pochi e ancora meno la solidarietà.    Facile rispondere a questa domanda, difficilissimo doverne parlare.  Ho 30 anni (quasi), sono una donna in salute, ho una bella relazione, 3 gatti che ho dovuto lasciare dai miei e il lavoro che tutte e tutti sognano in età infantile: sono una veterinaria. Anzi, sono un'oncologa veterinaria. Non ho figli (e non ne voglio) perché non posso donar loro il minimo indispensabile per crescere bene: salute mentale in primis, stabilità economica in secundis. Ho la partita IVA, ma la legge italiana permette alla clinica dove lavoro di farmi essere lì per 50-55 ore settimanali a 300€ al mese, nonostante i miei titoli e i miei anni di esperienza. E ciò che si prospetta per il futuro non è di certo uno stipendio da re, forse il minimo per vivere e senza le garanzie da dipendente. La stessa struttura offre un

"Non ho figli perché..." Il mio uomo era il mio aguzzino

La testimonianza di oggi è particolarmente difficile da digerire. Purtroppo, è un tipo di storia che passa spesso sotto silenzio. Chi racconta simili esperienze riceve anche ostracismo e ben poca solidarietà di genere.  No figli* (ma mai dire mai) perché l'ex, denunciato per violenza, ha trovato nel mio desiderio di averne terreno "fertile" per le sue torture -uno dei periodi più atroci della nostra relazione-, con la complicità della terapeuta di coppia, che diceva che poiché Carmen Russo aveva fatto una figlia a 52 anni avevamo tempo, dovevo prima pensare a risolvere i nostri problemi, pensare a lui... e a lui il sostegno della terapeuta di coppia non pareva vero... sono arrivata a vergognarmi di desiderare esser madre. Poi mi hanno spiegato che con gli uomini violenti NON si fa terapia di coppia.

"Non ho figli perché..." È andata così

  Un'altra testimonianza, stavolta più serena:  Non lo so. È andata così e non mi sono fatta troppe domande. Fin da bambine, le mie amichette esprimevano il desiderio di avere figli. Per me non era così, ma non è stato un problema.

"Non ho figli perché..." Ho avuto l'endometriosi

  Arriva la prima testimonianza per questa rubrica , semplice e toccante allo stesso tempo: Non ho necessità di anonimato... Ho 62 anni e quando ho cercato un figlio, mi hanno diagnosticato l'endometriosi e operata tre volte.  Risolto al 100% il problema endometriosi ma il figlio non è arrivato ed è iniziata una serena rassegnazione al fatto che non avrei potuto avere figli.  Ho un nipote che amo più della mia vita e non ho mai provato invidia per chi li ha. Da circa un anno ho una cagnetta che adoro e che mai e poi mai è stata considerata una sostituzione al figlio che non ho avuto... Le parole del Papa? Atea e sbattezzata 12 anni fa... sempre più felice di essermi dissociata dalla Chiesa Cattolica e non ho altre religioni! Nadia Magnetti (Torino)

"Non ho figli perché..." Creiamo una nuova rubrica?

Siamo nel pieno del polverone sollevato dalle parole di Papa Francesco su chi ha cani e gatti, ma non figli. Così, mi è venuta un'idea: questo blog, volendo, potrebbe ospitare la rubrica Non ho figli perché...  Dietro una mancata genitorialità biologica, possono esserci molte storie . Dolorose vicende di salute, drammi, impossibilità; semplici mancanze d'inclinazione; situazioni sentimentali o economiche; contesti non favorevoli; o anche scelte di paternità/maternità spirituali (strano che un Papa non ci abbia pensato... soprattutto considerando che i sacerdoti hanno spesso cani e gatti, ma non bambini, per ovvie ragioni). Tutte storie valide. Tutte meritevoli di essere conosciute. Potete inviarle a: EricaGazzoldi@gmail.com . Saranno pubblicate anonime. Comincio io: Non ho figli perché... semplicemente, non si sono create le condizioni adatte. Non parlo di quelle perfette (che non esistono), ma di quelle sensatamente ragionevoli.  Tutti i partner che ho avuto finora non avevan