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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Il consiglio agli editori – Leggendo “La fine dei buoni sentimenti” di Damiano Nardelli

Per intero, il racconto rappresenta un percorso mentale che non puoi smettere di scoprire da lettore, sensibilizzando la ragione col distinguo tra il meglio e il peggio che ti può succedere, divenuto oggettivamente indecifrabile; specie se in rapporto all’emotività di un giovane sprovveduto, che disdegna assolutamente l’ambiente che lo circonda, di un qualunquismo costituito da donne di facili costumi, uomini volgari ed esigenti a scapito di vittime consacrate, che possiedono fragilità amplificabili dal maltolto.  L’ascolto del buon, sempiterno rock smussa attimi di profondo smarrimento, basti pensare a “The Wall” dei Pink Floyd, con la realtà che solo così si assume il potere dell’infinito; volendo cambiare aria, dimenticare l’amore nei riguardi di Helena, esauritosi col rifiuto da parte di quest’ultima che si mise insieme col più fidato dei compagni di merenda di Axl, fino a decidere di fare la puttana. Da piccolo Axl colse in mezzo alla spazzatura un cagnetto, per provare a

Il rogo della Vecchia e i fuochi di primavera

Durante una Quaresima normale, ci attenderebbe l’usanza di brüšà la ècia , il rogo della Vecchia , nella consueta cornice godereccia. La tradizione sembrerebbe essere ampiamente diffusa nel tempo e nello spazio. Ai fuochi di primavera, dedicò diverse pagine l’antropologo scozzese James George Frazer (Glasgow, 1854 - Cambridge, 1941), nel proprio monumentale saggio di folklore e mitologia comparata Il ramo d’oro (1890). (L’edizione consultata per la stesura di questo articolo è: The Golden Bough , Edinburgh 2004, Canongate. Le citazioni presenti sono state tradotte dalla sottoscritta). La tematica dei roghi primaverili è introdotta dal mito di Balder (in norreno “Baldr” ) , “il dio buono e bello” (p. 562), figlio amatissimo di Odino e Frigg. Alcuni incubi avvertirono Balder della propria morte imminente. Sua madre, allora, impose a ogni cosa esistente un giuramento: non fare del male al giovane dio. Trascurò però il vischio, da lei giudicato innocuo. Di questo approfittò Loki, dio d

Vincenzo Calò intervista lo scrittore Alberto Fiori

Ha fondato due band ( C15 e Melatti ), componendo canzoni ha imparato l’arte del racconto. Quando scrive tiene il tempo con il piede. “Scrittista-Musitore” è la definizione che più gli si addice perché per lui non c’è distanza tra la chiave di violino e quella di lettura. Nel 2016 scrive Il Capitolo che non c’era di Pinocchio (Ed. Ifix), i suoi racconti sono stati pubblicati da Rai Eri e l’Erudita , “tutto il resto sono bugie” . Caro Alberto, per avere un ruolo fisso nella società civile si deve fermare il mondo, conviene spiegare (o raccontare?) qualcosa (e a chi?)? In una società dove gli istinti di molti stanno tornando a livelli primordiali, l’unico modo a mio avviso per provare a rieducare è quello di raccontare. Il racconto è la prima forma d’intrattenimento a cui tutti abbiamo fatto da spettatori. Ognuno di noi è stato almeno una volta sulle ginocchia o tra le braccia di qualcuno ad ascoltarne uno. Nel racconto si possono celare tanti trabocchetti per portare i

Leggendo “Non sarò un vecchio cattivo”, di Vassily Zaitsev

Comincerei da Nilde, la figlia dell’autore: una creatura che rischia di cadere nel conservatorismo, non potendo attribuirle una svolta, quella vitalità che apparteneva a Zaitsev quand’era piccolo e nella fase dello sviluppo, sospingendolo alla lotta per i diritti,   non temendo alcunché, specie le proprie debolezze, consapevole di discendere sinceramente e gagliardamente da un ideale di giustizia. L’Urss aveva inculcato a Vassily quantomeno un credo ideologico; per affrontare a viso aperto le autorità che gli si ponevano davanti, nient’affatto casuali se l’obiettivo consistesse nel realizzare l’uguaglianza civile, da perfetto umile, cioè senza peccare di superbia, salvaguardando pur sempre la dignità.  Apatia e pessimismo galoppavano ogni qualvolta si metteva a lavorare, seppur lei, Irina, avesse iniziato a prenderlo in considerazione, badando a non cascarci male oltremodo… la scintilla tra i due poteva scoccare perché erano incorruttibili, fedeli al comunismo, tanto da rifle

“Due donne di provincia”: Primadonne a Manerbio

La rassegna “Altro… che Piccolo Teatro!”, organizzata dalla direzione artistica della compagnia “Le Muse dell’Onirico” presso il Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, sta volgendo al termine. Purtroppo (causa emergenza Coronavirus) è stata cancellata la rappresentazione del 7 marzo 2020: Che ci fai tu qui? , commedia delle bugie e degli equivoci della compagnia Teatrosfera. Possiamo cogliere l’involontaria pausa per ricordare un altro titolo portato sulle scene durante la rassegna: Due donne di provincia di Dacia Maraini , rappresentato l’11 gennaio 2020.             La pièce è stata portata a Manerbio dalla compagnia “Primadonne” , che (proprio grazie a Due donne di provincia ) aveva vinto il Premio Regionale come Migliore Spettacolo del Concorso “Teatro in Viaggio” indetto dalla FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori) Regione Lombardia nel 2019. La regia era di Marinella Pavanello.              Magda (Maria Angela Bartoli) e Valeria (Enza Latella) sono due vecchie

Manerbio da cantare, vedere e raccontare

La compagnia dialettale “Chèi dè Manèrbe”, come spesso fa, ha dedicato una serata-tributo al proprio fondatore, Memo Bortolozzi (Manerbio, 1936 - ivi, 2010). Lo spettacolo s’intitolava Manèrbe dè cöntà, dè éder e dè cantà (= “Manerbio da raccontare, da vedere e da cantare”): la nostra città è infatti la protagonista della sua opera e la serata è stata l’occasione per rivedere anche vecchi scatti in bianco e nero. Di storico c’era anche il gruppo “I Batmen” , che hanno effettuato l’accompagnamento musicale. Al pianoforte, c’era invece l’immancabile Luigi Damiani . Il tutto con la collaborazione del Fotostudio Monterenzi .              Lo spettacolo ha avuto luogo il 10 gennaio 2020, presso il Teatro Civico di Manerbio, intitolato proprio a Bortolozzi. L’ “occasione speciale” era data dal decennale della morte di Memo. La sua ombra è stata impersonata dal giovane tenore Nicola Bonini , non nuovo a collaborazioni con la compagnia dialettale. È entrato vestito con molta proprietà e