Prenderò il mio tesoro
e lo appenderò
alle nuvole.
Ne parlerà
-forse-
qualche Aristofane da
trivio.
Meglio essere Socrate
che Meleto,
dopotutto;
meglio questo limbo
di chi ha troppi inverni
per lasciarsi vivere
e troppo pochi
per vivere;
di chi non può ancor
pagare
l’ipoteca sulla vita
a un creditore ubiquo,
che ci odia
perché consumiamo poco,
senza produrre, né
crepare.
Carmina non dant panem
e nemmeno circenses.
Grazie al cielo.
Ancora,
cammino da straniera
nella mia città.
E dico
alle brave persone dal
cuore funesto:
«È vivo solo
chi ha un tesoro
da appendere alle
nuvole.»
Compresa in: AA. VV., Tracce 3, Roma 2015,
Pagine, p. 63.
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