Passa ai contenuti principali

Il ritorno della spada celtica

Dopo suspense e promesse, è arrivata proprio lei: la spada celtica di Manerbio. Fu ritrovata nel 1957, in località Roncagnà, presso un’ansa del fiume Mella. Il rinvenimento fu casuale, a opera di alcuni contadini che stavano eseguendo lavori di sterro. 

            All’epoca, Manerbio non possedeva alcuna struttura adatta alla conservazione dei reperti. La spada fu perciò affidata ai magazzini del Museo Santa Giulia, a Brescia.
            Nel 1985, il nostro paese si dotò di un Museo Civico. La bella contesa, perciò, non ha più motivo di restare lontana da casa. Il 3 aprile 2016, il museo manerbiese ha ufficialmente festeggiato un trentennio di esistenza col ritorno della spada celtica.
            Al Teatro Civico “Memo Bortolozzi”, i presenti sono stati salutati da Fabrizio Bosio (assessore alla Cultura) e dal sindaco Samuele Alghisi. Maurizio Cavaciocchi, presidente del Gruppo Storico Archeologico, ha ricordato che il prezioso reperto va ad aggiungersi alle altre testimonianze della presenza dei Galli Cenomani a Manerbio: le falere (= finimenti in argento per cavalli), rinvenute alla cascina Remondina nel 1928, e il tesoretto di dracme padane restituite dalla Gavrine Nuove nel 1955.
            Il ritorno della spada ha richiesto un iter burocratico; in questo, ha aiutato la dott. ssa Serena Solano. Ella ha affermato che la provincia di Brescia è la più ricca di beni archeologici in Lombardia. Ha sottolineato il ruolo non indifferente del Museo Civico nel promuovere e tutelare le scoperte locali.
Particolare attenzione è stata riservata ai bambini, nell’utilizzo didattico del museo. Elena Baiguera, l’attuale conservatrice, ha menzionato il coinvolgimento di cinquanta scolaresche. Ha preannunciato anche visite guidate e una biciclettata nei luoghi dei ritrovamenti manerbiesi. Per il 30 ottobre 2016, invece, sarebbe programmata una visita guidata al Museo di Santa Giulia, nella sezione dedicata all’Età del Ferro. Nel pomeriggio stesso del 3 aprile, si è tenuto un laboratorio per bambini: “L’arte della guerra”. 

Bosio ha pubblicamente salutato Roberta Serinelli, studentessa dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Il suo logo è stato scelto fra quelli realizzati dagli allievi, nell’ambito di un progetto interno all’istituto. La creazione di Roberta, perciò, ha caratterizzato la giornata del 3 aprile.

Dopo la presentazione, i convenuti hanno potuto visitare il museo, dove la spada era stata posata su una figura di guerriero celtico a grandezza naturale, in una teca: la sua casa - ora - per sempre.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i