Parte II: La Regina di Spade
2.
Nilde
e Amedeo passeggiavano stancamente, sotto gli alberi di viale Gorizia. Lei
aveva infilato il braccio sotto quello di lui e lo teneva con una stretta
lievemente vibrante. Nessuno dei due levava lo sguardo verso l’altro.
Amedeo
tacque. Un sottile tremito nel suo braccio comunicò il suo rammarico a Nilde.
«Le
mie giornate saranno scandite tra le lezioni all’università e quelle di spada»
annotò lei, meccanicamente. «Spero che la Serra sarà abbastanza misericordiosa
da lasciarmi qualche serata libera».
Amedeo
si fermò e la attirò delicatamente a sé. La ragazza percepì il battito metallico
del suo cuore e – per la prima volta in cinque anni –gli occhi di lei si
velarono di lacrime trattenute.
«Dai,
non è mica una tragedia…» conciliò il giovane. «Stai solo cambiando casa per un
po’, per un’esperienza alla quale tieni, a prescindere dai patti con tuo zio…»
Una fitta di sudore freddo gli punse la fronte. «Alla fine dei conti, sarai
sempre a Pavia. Qualche buco di tempo per vedersi ci sarà».
Si strinsero in un bacio prolungato,
ferreo. Le loro lingue disegnarono infinite parole senza suono. Le dita di
Nilde si confusero coi capelli rossi di Amedeo, che cominciavano a crescere.
«Dimmi…»
sussurrò lui, quando le loro labbra presero respiro. «Quanto tempo durerà il
tuo addestramento?»
Lei abbassò gli occhi: «Non lo so.
Non lo deciderò io».
«E…
cosa farai, quando sarai pronta?»
Lo
sguardo di Nilde si fece incandescente: «Ricambierò a mio zio il favore che
voleva farmi: gli garantirò un posto nella nostra tomba di famiglia».
[Continua]
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