Il
Concerto di Santa Cecilia 2016 si è tenuto il 26 novembre, al Politeama di
Manerbio. Il tema era “Rivers and Mountains”, “Fiumi e montagne”. A questo filo
conduttore, ne è stato aggiunto un altro: quello di due lutti recenti. Il
concerto, perciò, è stato dedicato alla memoria di Lorenzo Gazzoldi, storica
tromba della Civica Associazione Musicale “S. Cecilia”, e a Pedro Almeida
Carvalho, dipendente comunale conosciuto e benvoluto. La direzione,
naturalmente, è spettata al nuovo maestro, Giulio Piccinelli. La presentazione
dei brani era a cura di Renato Krug.
I fiumi e le montagne della serata
erano gli elementi naturali più ispiratori per i musicisti, ma anche - come
recitava il programma di sala - gli alti e bassi della vita. Non poteva mancare
un pensiero al Mella.
Il primo brano era esplosivo in ogni
senso: “Vesuvius” di Frank Ticheli (Monroe, Louisiana, USA, 1958). Avrebbe
dovuto descrivere un baccanale, ma la distruzione di Pompei ed Ercolano
corrispondeva maggiormente al quadro di grandiosa energia che interessava al
compositore. Più pacato e solenne era “Yosemite Autumn” di Mark Camphouse (Oak
Park, Illinois, USA, 1954), dedicato - appunto - all’autunno nel parco
nazionale di Yosemite. Data la nazionalità dei compositori, la prima parte del
concerto si è conclusa con un accenno alla letteratura statunitense: la “Tom
Sawyer Suite” di Franco Cesarini (Bellinzona, Ticino, 1961) descriveva quattro
personaggi e il lieto fine de “Le avventure di Tom Sawyer” (1876) di Mark Twain
(Florida, 1835 – Redding, 1910). La storia dell’allegro monello
Tom, del resto, è legata a doppio filo con le campagne e il paesaggio naturale.
Dopo le montagne, è arrivato un
fiume. “Shenandoah”, sempre di Ticheli, descrive infatti un corso d’acqua noto
ancora col nome datogli dai nativi americani; la sua valle fungeva da pista
migratoria per le tribù nomadi. Firmate da Johan de Meij (Voorburg, 1953) erano
le “Songs from the Catskills”, dedicate a una catena montuosa. Steven Reineke
(Tipp City, Ohio, USA, 1970), fra i compositori citati, è stato quello più
audace: il suo “Into the Raging River” rievoca un’esperienza di discesa in
gommone su un fiume in piena. Al pubblico, più amante della salute, è bastato
riviverla in musica - non meno maestosa o irruente di un elemento naturale.
Pubblicato
su Paese
Mio Manerbio, N. 115 (dicembre 2016), p.
26.
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