Il
24 novembre 2016, i dipendenti del Comune di Manerbio hanno voluto ricordare la
collega Emanuela, che lavorava presso la Biblioteca Civica e morì
prematuramente dieci anni fa. La serata è stata intitolata “Un albero per
Emanuela”: l’albero è il ciliegio che è stato appositamente piantato nel
giardino comunale. In attesa della primavera che lo farà fiorire, amici e
colleghi di Emanuela si sono riuniti nel portico antistante il centro
culturale, dove era stata allestita una sorta di salottino. Ciascuno ha acceso
un lumino; le fiammelle sono rimaste quali unica illuminazione, mentre due
lettrici hanno declamato “le parole che non si osavano dire”: quelle di
“Sally”, canzone interpretata da Vasco Rossi (1996); quelle di Emily Dickinson
(Amherst, Massachusetts, 1830-1886) in “Se potrò impedire a un cuore di
spezzarsi”; quelle di Adriana Zarri (San Lazzaro di Savena, 1919 – Crotte
di Strambino, 2010) in “Non mi vestite di nero”. Tre testi in cui voci di
donne hanno meditato sulla fine della propria vita e sul fatto che qualcosa, di
essa, si potesse salvare.
Per non rimandare a casa i
partecipanti in lacrime, la seconda parte della serata è stata all’insegna di
un garbato sorriso. La compagnia teatrale “Senti chi parla”, proveniente dal
cremonese, ha allestito nella saletta multimediale della biblioteca una parodia
de “La Traviata” di Giuseppe Verdi (1853). La nota trama è stata riassunta da
un personaggio di professore: Violetta, donna di mondo parigina, abbandona la
propria vita dissoluta per un vero amore. Ma le convenzioni sociali arrivano
presto a presentare il conto: il padre di Alfredo, l’amante della donna, le
svela che la sorella del giovane rischia di perdere il fidanzato, se non finirà
quella relazione “scandalosa” per la famiglia. Violetta accetta di lasciare
Alfredo senza dargli spiegazioni, scatenando l’ira e il disprezzo di lui. La
donna morirà di tisi, fra le braccia dell’innamorato pentitosi troppo tardi.
Nella versione di “Senti chi parla”, la
comicità nasce dall’equivoco sull’identità della Traviata e sulla sua vera
storia. Insomma, chi è Violetta? La sublime creatura verdiana che muore
cantando? Una romana ruspante che si è finta francese e che è pure scampata
alla morte prescritta? O una casalinga di Pontevico che, di suo, nella vicenda
ha messo solo il nome? Sulla scena, si sono presentate dunque tre Traviate, con
un gioco di equivoci sempre meno lirici. Dopotutto, chi ha detto che la storia
di una donna infelice debba per forza concludersi secondo copione? Questa nota
di speranza ha chiuso la commemorazione di Emanuela - per la quale, non essendo
lei di carta, è stato più difficile riscrivere il finale. Prima di essere
congedati, i presenti sono stati invitati a un aperitivo offerto dai dipendenti
comunali. La voglia di stare insieme e raccogliere il buono lasciato da una
vita ha voluto superare il pensiero della morte.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 115 (dicembre 2016), p. 8.
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