“La
tolleranza, sappilo, è solo e sempre puramente nominale. Non conosco un solo
esempio o caso di tolleranza reale. E questo perché una «tolleranza reale»
sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si «tolleri» qualcuno è lo
stesso che lo si «condanni». La tolleranza è anzi una forma di condanna più
raffinata. Infatti al «tollerato» […] si dice di far quello che vuole, che egli
ha il pieno diritto di seguire la propria natura, che il suo appartenere a una
minoranza non significa affatto inferiorità eccetera eccetera.
Ma
la sua «diversità» - o meglio, la sua «colpa di essere diverso» - resta
identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerarla, sia davanti a chi abbia
deciso di condannarla. Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria
coscienza il sentimento della «diversità» delle minoranze. L’avrà sempre,
eternamente, fatalmente presente. Quindi - certo - il negro potrà essere negro,
cioè potrà vivere liberamente la propria diversità, anche fuori - certo - dal
«ghetto» fisico, materiale che, in tempi di repressione, gli era stato
assegnato.
Tuttavia, la figura mentale del
ghetto sopravvive invincibile. Il negro sarà libero, potrà vivere normalmente
senza ostacoli la sua diversità eccetera eccetera, ma egli resterà sempre
dentro un «ghetto mentale», e guai se uscirà da lì.
Egli può uscire da lì solo a patto
di adottare l’angolo visuale e la mentalità di chi vive fuori dal ghetto, cioè
della maggioranza.
Nessun suo sentimento, nessun suo
gesto, nessuna sua parola può essere «tinta» dall’esperienza particolare che
viene vissuta da chi è rinchiuso idealmente entro i limiti assegnati a una
minoranza (il ghetto mentale). Egli deve rinnegare tutto sé stesso, e fingere
che alle sue spalle l’esperienza sia un’esperienza normale, cioè maggioritaria.
[…]
In
queste ultime settimane ho avuto modo di pronunciarmi pubblicamente su due
argomenti: sull’aborto, e sull’irresponsabilità politica degli uomini al potere.
Chi è a favore dell’aborto? Nessuno,
evidentemente. Bisognerebbe essere pazzi per essere a favore dell’aborto. Il
problema non è di essere a favore o contro l’aborto, ma a favore o contro la
sua legalizzazione. Ebbene io mi sono pronunciato contro l’aborto, e a favore
della sua legalizzazione. Naturalmente, essendo contro l’aborto, non posso
essere per una legalizzazione indiscriminata, totale, fanatica, retorica. Quasi
che legalizzare l’aborto fosse una vittoria allegra e rappacificante. Sono per una
legalizzazione prudente e dolorosa. Cioè, in termini di pratica politica,
condivido, stavolta, piuttosto la posizione dei comunisti che quella dei
radicali.
Perché io sento con particolare
angoscia la colpevolezza dell’aborto? L’ho detto anche questo chiaramente.
Perché l’aborto è un problema dell’enorme maggioranza, che considera la sua
causa, cioè il coito, in modo così ontologico, da renderlo meccanico, banale,
irrilevante per eccesso di naturalezza. In ciò c’è qualcosa che oscuramente mi
offende. Mi mette davanti a una realtà terrorizzante (io sono nato e vissuto in
un mondo repressivo, clerico-fascista).
Tutto ciò ha dato al mio discorso
sull’aborto una certa «tinta»: «tinta» che proviene da una mia esperienza
particolare e diversa della vita, e della vita sessuale.
Dunque,
ecco provato quanto ti dicevo: fin che il «diverso» vive la sua «diversità» in
silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e
tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma se appena
egli dice una parola sulla propria esperienza di «diverso», oppure,
semplicemente, osa pronunciare delle parole «tinte» dal sentimento della sua
esperienza di «diverso», si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi
clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico,
l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.”
PIER PAOLO PASOLINI (1975)
Da:
Lettere luterane, 2015, edizione
speciale per il «Corriere della Sera», pp. 34-37.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.