"Meglio sarebbe
stato
Risalire in
fretta il fianco scosceso della montagna
Poi stenderci al
sole e
Con un lento
gesto della mano
Dirci addio.
Oh la Sicilia
La Sicilia era
in tutti i miei sogni di ragazzo
Sedotto da tutte
le ragioni
Per le quali
molti volevano fuggire
Ammaliato dalle
lente cantilene
Dei venditori di
meusa
Dallo sguardo
malizioso
Delle Marie
dagli occhi neri
Dai fuochi di
sterpi
Che spandevano
miriadi di scintille
Nella velata
oscurità delle notti.
Stregato dal
profumo delle zagare sfavillanti
Dal gemito di
libecci incandescenti
Dal querulo
lamento di una terra che crepitava
Sotto il solleone di un’estate madre
E matrigna.
Ho amato il
gemito
Il tormento
L’imperio disperato
Risolto nel
guizzo di una lama
O nel riso di
scherno di un ragazzo scalzo.
Eri tu nel
ricordo di quelle notti
L’icona
Il fulgore di
quel tempo
In cui ancora
mentivamo
Solo per amore
E fuggivamo
Per non udire il
canto delle sirene.
Quando
smetteremo di farci male?
Non ci sono più
notti a Tindari
Né vaganti
comete a Lampedusa.
L’amore è un
frutto che si coglie in giovane età
Dal grembo
profumato di una vergine
O tardi, una
notte,
sul seno pietoso
di una puttana.
Oh la Sicilia
La Sicilia era
in tutti i miei sogni di ragazzo
Un canto
Che talora si
rianima
Una dolce nenia
Che lentamente
si spegne
Un flebile
lamento
Che ritorna
nella notte
E talora mi
sveglia."
ROMANO FRANCO TAGLIATI
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