Se non avete ancora letto La vergine di ferro, vi dissuado dall'imbarcarvi in questa nuova serie. Se l'avete letto (e amato), invece, è il vostro momento. Le vicende di Nilde Ario hanno lasciato molti punti di domanda. Ne La nipote del diavolo, essi troveranno risposta. E chissà...
Intanto, cominciamo proprio dai Fili pendenti.
Intanto, cominciamo proprio dai Fili pendenti.
Parte I: Fili pendenti
1.
Il
ragazzo appoggiò la schiena a quella colonna dal fusto liscio e si lasciò
lambire dall’ombra. Guardò l’orologio da polso. Non sarebbe mancato molto alla
fine delle lezioni mattutine. Fissò il vano delle scalinate e le bacheche di
sughero, sature di offerte di stanze in affitto e di locandine sgargianti.
Inghiottì un leggero senso di tensione.
Finalmente, le vecchissime porte in
legno delle aule cominciarono a schiudersi. Ragazze con sciarpette colorate al
collo, ragazzi in jeans, figurini in camicia o in sobrie gonne a tubino
riempirono il chiostro della facoltà di Lettere, senza far caso a quel
giovanotto mingherlino, coi capelli color sabbia e occhi verdi che frugavano
nel brulichio.
Una ragazza dal vaporoso abito
bianco si avviava verso l’uscita che dava su Strada Nuova, ticchettando
rapidamente sui sandali. L’osservatore si riscosse.
«Ciao,
Isabella!»
Lei si voltò. Un sussulto la
percorse.
I
suoi capelli biondi erano raccolti in giri di trecce sulla nuca, con un gusto
volutamente antiquato. Le sue guance, lattee e rotonde, erano sormontate da
occhi celesti che lunghe ciglia ombreggiavano mollemente. In quel momento,
però, il suo sguardo era irrigidito in un improvviso imbarazzo.
«Ciao, Raniero…»
Lui
sorrise e si staccò dalla colonna. Il suo volto, smunto e lentigginoso, fu per
un tratto trasfigurato da una gioia intima.
«Non
ti ho più visto ai corsi della Lotus…»
«Ah,
già…» nicchiò Isabella, arrossendo e sudando freddo. «Ho… ho dovuto
interrompere. Sai… troppe lezioni all’università… impegni imprevisti…»
«Mi
dispiace… Eri diventata così brava negli esercizi di memoria…» ribatté lui, con
un’ombra di rammarico genuino.
La
ragazza fece spallucce: «Pazienza… Dai, ci vedremo un’altra volta. Buona
giornata!»
Raniero
la guardò allontanarsi in un guizzo. Dietro le ciglia, un vago velo di
melancolia lo sorprese.
[Continua]
Pubblicato su Uqbar Love, N. 172 (25 febbraio 2016), p. 9.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.