È
abbastanza ovvio che, smaltendo i postumi del Family Day, vengano in mente loro
due: Costanza Miriano e Giorgia Meloni. Non abbisognerebbero di presentazioni,
ma la mia deformazione professionale didascalica mi impone di scrivere qualche
riga per ciascuna:
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Costanza Miriano |
1.
Costanza Miriano: nata a Perugia
il 26 ottobre 1970. Giornalista, scrittrice e blogger italiana. Laureata
in Lettere classiche, per quindici anni ha lavorato per il Tg3; ora, si occupa
di tematiche religiose su Rai Vaticano e collabora con Avvenire, Il Timone, Credere e Il
Foglio. È famosa soprattutto per due libri con titoli che parafrasano versetti
paolini, Sposati e sii sottomessa (2011)
e Sposala e muori per lei (2012). Sul
suo blog, la pagina intitolata “La sottomissione” esordisce così: “Allora
chiariamo subito una cosa. Ognuno deve fare la sua parte. C’è chi predica e chi
razzola. Io mi candido per la parte della predicatrice, che razzolare bene è
troppo faticoso.”
2.
Giorgia Meloni: nata a Roma il
15 gennaio 1977. È una politica italiana. Cito papale papale (è il caso di
dirlo) da Wikipedia: “È stata Ministro per
la gioventù nel quarto governo Berlusconi e
presidente della Giovane Italia. Non condividendo il
supporto dato dal Popolo della Libertà al Governo Monti, fonda Fratelli d'Italia insieme a Guido
Crosetto e Ignazio La
Russa. L'8 marzo 2014 è stata eletta presidente del partito. Il 4
novembre 2015 fonda il movimento Terra Nostra - Italiani con Giorgia Meloni." Giusto per non farsi mancare niente, come la Miriano, anche lei ha un blog.
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Giorgia Meloni |
Espletate
le formalità, passiamo alla sostanza. Un dittico di dame odierne, peraltro non
prive di rapporti anche personali fra loro, accomunate da un odio (verbale)
verso tutto ciò che è modernità, individualismo, femminismo. La Miriano, in una nota foto, aderisce alla campagna “Women Against Feminism”, con queste parole: “Non ho
bisogno del femminismo perché: 1) adoro gli uomini; 2) penso che le donne che
chiedono gli stessi diritti degli uomini manchino di fantasia e ambizione; 3)
so che nella benedetta, misteriosa distanza tra uomini e donne è nascosto il
segreto di Dio; 4) non sono mai stata discriminata come donna (solo come
madre).” E lo dice dopo aver ottenuto una laurea, una carriera e una visibilità
mediatica vasta, esattamente come i suoi colleghi uomini. Sono lontani i tempi
di Ortensia (I secolo a.C.), che dovette rinunciare alla professione forense
perché “inadatta alla modestia che si addice alle matrone”. Discriminata non
come donna… ma come madre sì. Come se essere madre non facesse parte dell’essere
donna.
Quanto alla buona Giorgia, ha appena
annunciato una gravidanza extramatrimoniale in pieno Family Day, con buona pace
del sacro vincolo e delle tradizioni. Non mi dilungherò, perché fin troppo è
già stato detto su questa involontaria comicità tutta italiana. Mi limito a
dire che colei che piange su un po’ di effimero sarcasmo via web non si è mai fatta problemi ad asserire, in
tutta serietà, che intere categorie di suoi concittadini sono lobbisti che
pretendono riforme costose, unicamente perché richiedono un riconoscimento
chiaro e inoppugnabile dei propri nuclei domestici (qui e qui). E che tira in ballo pure la “difesa dei bambini”, come va di moda presso la
destra odierna - che ne direbbero i bambini di Veronica Barsotti? La cortesia formale del
linguaggio è tipicamente politica. Non manifesta alcun rispetto sostanziale e,
nella sua ipocrisia, è più offensivo e pernicioso di qualunque post satirico.
Perché, con tanto velluto e buone maniere, le affermazioni della Meloni
suggeriscono agli elettori che buona parte dei loro concittadini non sono esseri
umani con situazioni familiari e posizioni politiche motivate, bensì una
minaccia sociale - e che lo sono per i più deboli. Suggerimento che, se non
varrà qualche voto in più al di lei partito, è perfettamente efficace nel
mettere nonni contro nipoti, genitori contro figli e amici contro amici. In
altre parole, ad avvelenare parte dell’esistenza ai pesci piccoli come la
sottoscritta.
Mi fa piacere soltanto, signorina
Meloni, che anche Lei si dimostri umana e con sentimenti. In ogni caso, però,
non è vero che è stato offeso un feto. Il sarcasmo - se ciò La consola - è
stato tutto per Lei. D’altronde, se può esibire tranquillamente una gravidanza
fuori dal matrimonio, non è certo merito dei cultori delle tradizioni
religiose, per le quali Lei sarebbe una pubblica peccatrice. A proposito della
Sua rinomata coerenza, dove sono andate a finire le preoccupazioni per la “gravidanza
mediatica” che Lei espose quando fu il turno di Gianna Nannini?
Per
il resto, però, debbo dare torto al resto della comunità LGBT. Non vale la pena
di lapidare o blandire queste gentildonne. Né ho partecipato più di tanto alla
loro lapidazione. Perché, in loro, non vedo il Male. Vedo il Nulla.
Il rapporto fra il loro stile di
vita e le loro dichiarazioni è lo stesso che Pier Paolo Pasolini riscontrava nei
giovani di estrema destra, nel 1974. Sarebbero stati davvero disposti ad
accettare un ritorno all’Italia del ventennio? “L’Italia non consumistica,
economa e eroica […]? L’Italia scomoda e rustica? L’Italia senza televisione e
senza benessere? L’Italia senza motociclette e giubbotti di cuoio? L’Italia con
le donne chiuse in casa e semi-velate? No: è evidente che anche il più fanatico
dei fascisti considererebbe anacronistico rinunciare a tutte queste conquiste
dello «sviluppo». Conquiste che vanificano, attraverso nient’altro che la loro
letterale presenza - divenuta totale e totalizzante - ogni misticismo e ogni
moralismo del fascismo tradizionale.” (Gli
italiani non sono più quelli, «Corriere della Sera», 10 giugno 1974).
Non è un caso se, alle accuse di
incoerenza o anacronismo, le due madame così rispondano: “Quella di cui parlo
io quindi non ha molto a che fare con la divisione dei compiti pratici. Anche
una donna che lavora, e che lo fa ad alto livello, può essere sottomessa se
ascolta il marito, lo rispetta, tiene in gran conto le sue opinioni e le mette
prima delle proprie. Io invito le donne alla sottomissione, ma nel frattempo
lavoro in un telegiornale nazionale, ho girato documentari a New York e corso
maratone oltre Oceano. Insomma, ho fatto il
militare a Cuneo.” (Costanza Miriano); “Ma io mica mi ispiro al Medioevo: dico che ciascuno ha diritto di unirsi
liberamente, ma senza pretese assurde, pensando a se stessi e non al bene dei
bambini” (Giorgia Meloni).
Mentre dichiarano la propria
contestazione verso i mutamenti socio-antropologici in corso -anzi, già
avvenuti - si riconfermano perfettamente inserite nei costumi odierni. Ragazze
moderne, figlie del femminismo: smettete di lapidare queste donne. Sono due di
noi, anche meglio di noi. Sono talmente emancipate ed appagate da poter sputare
tranquillamente sui processi storici che le hanno rese quel che sono. Possono
andare in chiesa quando vogliono, sapendo che non devono indossare il velo, né
farsi purificare dal prete dopo ogni parto, come ancora ricordano gli anziani
contadini della mia terra. E sta bene anche che Renzi mandi mazzi di fiori alla
Meloni, che la sua “dignità di gestante” sia difesa proprio da Monica Cirinnà e
da Laura Boldrini. Perché dovrebbero farsi la guerra fra commensali? Sotto
sotto, a chiunque piace che le italiane
non siano più quelle. Anche a destra.
https://bisessualitaliani.blogspot.it/2015/11/costanza-miriano-biblista-di-pessima.html
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