Oggi,
in mezzo a un discorso pieno di cose belle e vere, ho rinvenuto una menzogna.
Si parlava di Dante Alighieri, del suo Paradiso Terrestre e della visione del
matrimonio come compimento della natura umana. La menzogna era questa: chi, oggi, è coinvolto nei dibattiti sulla
famiglia, probabilmente non ha mai letto una riga di tutto questo. Pensa al
proprio orticello, senza aprirsi a un pensiero verticale.
Il fatto è che quel “pensiero
verticale”, in realtà, è ancora decisamente “pop”, in Italia. Non foss’altro
che per le ore di religione e di “Divina Commedia” che sono irrinunciabili
nelle scuole, tanto pubbliche quanto parificate.
Di quel “pensiero verticale” mi sono
pasciuta io stessa per più di vent’anni, perché decisamente più affascinante -
nel suo nitore - di quel groviglio tentacolare che è la realtà orizzontale. E qui assume senso l’affermazione di Alessandro Baricco: il libro segnala sempre la
presenza di un vigliacco.
Lungi
dall’ “aprire gli orizzonti”, una concezione verticale del mondo è, per
definizione, chiusa. Una cattedrale
di carta che mal sopporta le provocazioni. Che schiaccia gli uomini, se la loro
carne “deforme” osa gridare, osa esistere.
Perché la barocca irregolarità degli esseri umani mal s’incastra nelle
geometrie gotiche. Ci sono sempre un braccio, una gamba, che restano fuori da
quella magnifica coperta. E i custodi del pensiero
verticale sono facilmente tentati d’imitare Procuste.
Per questo, non li amo, né li
difendo più.
Abbiano
loro il coraggio di rinunciare alla loro ignoranza, molto più invisibile e
pericolosa del socratico so di non sapere.
Guardino in faccia ciò che fa esplodere
le loro cattedrali di carta. La Verità si trova in questo punto di paura, di vertigine assoluta.
Solo esso dà il senso dell’Assoluto e dell’Eterno - e ridà inizio a una visione del mondo.
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