L'agrifoglio: cosa c'entra col Natale? |
Dopo la lezione sui Templari, la dott.ssa Simona Ferrari è tornata alla Libera
Università di Manerbio (LUM) per illustrare altri misteri: “La vera storia del
Natale cristiano dalla mitologia pagana al folklore dell’Europa moderna”. La
conferenza si è tenuta il 14 dicembre 2017, al Teatro Civico “M. Bortolozzi”.
Alla base dell’odierno modo di
festeggiare, vi sarebbero tradizioni legate al solstizio d’inverno, ai
Saturnali e al “Sol Invictus” (in latino: “il Sole vittorioso”). Esse avrebbero
poi ricevuto una reinterpretazione in chiave cristiana.
Il solstizio d’inverno divide l’anno
in due parti: quella in cui le giornate vanno allungandosi e quella in cui s’allungano
invece le notti. Questa seconda metà era motivo di terrore per gli antichi: non
avendo metodi esatti per prevedere l’andamento delle stagioni, potevano solo
sperare che la luce e la primavera tornassero. Il solstizio d’inverno era il momento
magico in cui si esorcizzava la paura della morte e si festeggiava la rinascita
di tutta la natura. Attualmente, esso cade quattro giorni prima di Natale.
Questo fu fissato al 25 dicembre nel IV sec.
I Saturnali erano una festa
dicembrina degli antichi Romani. Celebrati all’insegna del godimento sfrenato,
vedevano gli schiavi sostituirsi ai padroni, farsi servire da loro e
motteggiarli in assoluta impunità. La ricorrenza era dedicata a Saturno, antico
dio italico delle messi e dell’ “età dell’oro”: epoca mitica di abbondanza ed
eguaglianza. I Saturnali dovevano dunque riprodurre questa età dell’oro,
ripetere il caos primordiale in vista di un ordine rigenerato. Erano altresì un
modo per far sfogare tensioni sociali, altrimenti potenzialmente pericolose. Da
questa tradizione, è derivato anche lo spirito del Carnevale.
Le strenne prendono il nome dalle strenae, i
regali tipici delle feste invernali. La dea sabina Strenia era la
personificazione della salute, soprattutto quella della fertilità femminile.
Solo durante i Saturnali era
consentito il gioco d’azzardo, con valenza divinatoria. Insomma, la tombola natalizia
sarebbe nata come tentativo d’indovinare la sorte.
Gioco d'azzardo durante i Saturnali: l'antenato della tombola di Natale |
Quanto al “Sol Invictus”, esso è un
antichissimo dio mediorientale: rappresentato come un infante, nato nottetempo
da una Vergine; lo contrassegna anche il capo raggiante. A Roma, il suo culto
fu promosso dagli imperatori Eliogabalo (204-222), Aureliano (214 o 215 - 275)
e Costantino (280?-337). Altra divinità solare è l’indoiranico Mitra, la cui
nascita era festeggiata proprio il 25 dicembre. Era un dio maschile, garante
dei patti e della lealtà, assai amato dai militari. Portava un berretto frigio:
consegnato agli schiavi affrancati, era simbolo di nuova vita.
Quanto alle decorazioni vegetali
tipiche del Natale, la corona di sempreverdi allude alla ciclicità e alla
continuità. L’agrifoglio è l’unica pianta a portare colore e a nutrire gli
uccelli durante l’inverno; con la sua corteccia e le sue foglie, si ottiene un
decotto che cura la febbre. Il vischio, che compariva improvvisamente e senza
radici, era una manifestazione divina, per i Celti. Lo “Yule log”, o “ceppo di Natale”, è un tronco che deve bruciare ininterrottamente nel caminetto per la
durata di 12 notti, perché propizi la luce per tutto l’anno. È una tradizione
specialmente anglosassone e germanica; dal ceppo natalizio, ha preso nome un
dolce.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 128 (gennaio 2018), p. 16.
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