Da: "Le foibe: immagini di un dramma" di Cesare Mor Stabilini (Manerbio, BS) |
Il
Giorno del Ricordo ricorre il 10 febbraio, data in cui (nel 1947) i trattati di
Parigi assegnarono alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia
Giulia. Lo scopo, appunto, è ricordare quanto avvenne nel secondo dopoguerra in
Istria, in Dalmazia e a Fiume: aree contese tra Italia e Jugoslavia e teatri di
quella pulizia etnica associata alle foibe. Queste sono profonde cavità
naturali tipiche dell’Istria. Esse furono impiegate per far scomparire i
cadaveri dei caduti negli scontri fra nazifascisti e partigiani; ma anche per
precipitarvi le vittime delle violenze scatenate fra 8 settembre 1943 e
primavera del 1945, a opera del movimento di liberazione sloveno e croato e del
nuovo Stato iugoslavo creato da Tito (Kumrovec, 1892 - Lubiana, 1980). Gli
“infoibati” erano oppositori politici, ma anche e soprattutto italiani
residenti in loco. L’obiettivo fascista di estendere l’influenza italiana nei
Balcani aveva infatti portato, prima della Seconda Guerra Mondiale, a
un’italianizzazione forzata e a persecuzioni antislave nella Venezia Giulia. Le
violenze degli anni ’40 furono dunque, in parte, reazioni a quanto avvenuto in
precedenza. Ma furono dettate anche da antagonismo di classe e nazionalismo. Durante
il secondo conflitto mondiale, la Divisione Garibaldi e la Divisione Italia,
formazioni partigiane costituite da ex-militari italiani, avevano combattuto a
fianco dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia contro i
nazifascisti. Le contese territoriali e le tensioni etniche del dopoguerra
fecero però entrare in crisi questa collaborazione.
Le
foibe non furono l’unica e principale destinazione dei cosiddetti “nemici del
popolo”. Hanno però assunto un significato simbolico per la particolare
crudezza di questa modalità di esecuzione: gettare nelle fosse vittime ancora
vive. Il numero esatto degli infoibati è incerto; tra 4000 e 5000 è la stima
più attendibile.
A Manerbio, dopo la mostra
fotografica dedicata alla Giornata della Memoria, l’I.I.S. “B. Pascal” ne ha
organizzata una per il Giorno del Ricordo (5-9 febbraio 2018). S’intitolava:
“Tra passato e presente - Le foibe: immagini di un dramma”. L’interpretazione
fotografica era a cura di Cesare Mor Stabilini, come era stato per la
precedente mostra. Le immagini presenti erano infatti il frutto di un suo
lavoro sul campo e della collaborazione con l’Archivio Musei Provinciali di
Gorizia. I testi che le accompagnavano erano opera di Alessandra Martina e
Giuseppe Barbieri.
Le foto rappresentavano le
manifestazioni per l’ammissione di Gorizia all’Italia (1946), i partigiani del
IX Corpus (unità del suddetto Esercito Popolare) diretti a Gorizia nel 1945, i
manifestanti che festeggiano questi ultimi, il ritorno delle truppe italiane a Gorizia
nel 1947, carte geografiche, scavi nelle foibe e i resti rinvenuti in esse.
Oltre a ciò, c’erano foto di lastre funerarie, di manifesti di denuncia ed
esequie di Carabinieri nel cimitero di Mossa (GO). Non poteva mancare Norma
Cossetto (1920-1943), la studentessa istriana ricordata come simbolo delle
violenze superflue e indiscriminate che si svilupparono all’epoca.
Date
le cospicue differenze in termini di cause e di numeri, l’Olocausto e le foibe
non possono essere accostati con leggerezza. Hanno però punti in comune. Uno è
il carattere massiccio delle persecuzioni, che finirono per prescindere dalla
responsabilità personale o politica delle vittime. L’altro è il negazionismo
che le accompagnò. Accostare la Giornata della Memoria al Giorno del Ricordo significa
dunque rifiutare il giustificazionismo della violenza politica ed etnica.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 129 (febbraio 2018), p. 14.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.