Il coro "Sotto la torre" |
Anche
per la Libera Università di Manerbio (LUM) è arrivato il momento di riposarsi e
festeggiare il Natale. Perciò, la lezione del 21 dicembre 2017, al consueto
Teatro Civico “M. Bortolozzi”, è stata sostituita da un piacevole concerto:
quello del coro “Sotto la torre”. Dirigeva Claudio Bertolini. Con le sue voci
maschili, come sempre, la formazione ha eseguito canti popolari, naturalmente a
tema natalizio. La LUM ha ricevuto anche gli auguri dell’amministrazione
comunale, per bocca dell’assessore Fabrizio Bosio e del sindaco Samuele
Alghisi. Commovente è stata la lettura della lettera di saluto inviata dalla
vedova di Pedro Almeida Carvalho: un dipendente comunale conosciuto e
benvoluto, la cui improvvisa dipartita non è stata ancora dimenticata.
Nel teatro, era stata allestita
anche una piccola esposizione di presepi in miniatura, realizzata dagli allievi
della LUM durante il corso d’arte del prof. Martino Pini.
Il concerto è iniziato con alcuni
versi di David Maria Turoldo, che dipingevano il Natale come un fatto cosmico, sperimentato
nel paesello pastorale d’origine: la capacità di posare uno sguardo sacro e
incantato su ogni cosa. Ciò è possibile, forse, solo quando ci si trova a
contatto con le radici della vita (le greggi, la terra, la madre).
È stato poi proposto un brano
contemporaneo composto da Marco Maiero (Tricesimo, 1956), direttore del coro “Vôs
de mont”: “Silenzio di neve”. Esso descrive il biancore incantato col quale,
tradizionalmente, si dipinge la scena del presepe.
L’ha seguito una lauda
cinquecentesca: “Nell’apparir del sempiterno sole”, di Francisco Soto de Langa
(Langa, 1534 – Roma, 1619). La lauda era un genere musical-poetico di origine
medievale, che ricevette particolare impulso con S. Filippo Neri (Firenze, 1515
- Roma, 1595) e la sua Congregazione dell’Oratorio. Essa era infatti una forma
popolare, pensata per chi non aveva compiuto studi musicali.
Era immancabile “Tu scendi dalle stelle”, composta da un altro santo molto attento alla devozione non colta:
Alfonso Maria de’ Liguori (Napoli, 1696 – Nocera dei Pagani, 1787).
Un’accurata spiegazione della
struttura musicale ha introdotto un altro pezzo: “Mentre il silenzio”, di Bepi
De Marzi (Arzignano, 1935): solenne, adatto alla descrizione del silenzio e
della tenebra in cui è disceso il Verbo divino.
“Vamos, pastorcitos” è invece un
vivace brano spagnolo, che esorta i pastori ad accorrere a Betlemme. “O Tannenbaum” (la cui melodia è databile tra XVI e XVII sec.) non è tanto un inno
al Natale, quanto all’abete: in particolare, alle doti di costanza e fermezza
simboleggiate dal suo essere un sempreverde.
“Il est né, le Divin Enfant” (fine
XIX sec.) riutilizza invece una composizione per corno da caccia.
A
Luciano Casanova Fuga (San Pietro di Cadore, 1951) si deve “Campane di Natale”,
che sembrerebbero trasferire la Natività sulle Dolomiti. Rigorosamente “made in
Manerbio” era invece “Notte d’incanto”, di Luigi Damiani.
Uno dei presepi in miniatura realizzati col prof. Martino Pini |
“Cantan gli angeli del cielo” proponeva una melodia di Felix Mendelssohn (Amburgo, 1809
– Lipsia, 1847). “Jingle Bells” (1857), di natalizio, ha soltanto l’atmosfera
innevata e la gioia di divertirsi con la slitta. La conclusione è spettata a
quello che (forse) è il nume tutelare del coro “Sotto la torre”: il sunnominato
De Marzi, compositore di “Maria lassù”.
Tanti
modi per mostrare la differenza tra “punto fermo” e “punto morto”. Celebrare
una ricorrenza vuol dire saperla far cantare… ogni volta sulle note del cuore.
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