Il Circolo del Gotico, diretto e
fondato dalla dott.ssa Jennifer Radulović, ha scelto di aprire le attività del 2018
a Brescia: la città ove i suoi
eventi sono maggiormente seguiti. Il 17 febbraio 2018, dunque, il Teatro San
Giovanni Evangelista ha ospitato la conferenza: “Medioevo mostruoso. Demoni,
leggende e figure fantastiche nell’Età di Mezzo.”
"Medioevo mostruoso" Il Circolo del Gotico di Jennifer Radulović Brescia, 17 febbraio 2018 |
Due mistificazioni accompagnano il
concetto di “Medioevo”. La prima, di matrice illuminista, lo vede come un “periodo buio” di negazione della
libertà individuale. La seconda, prettamente romantica, lo ricollega alla
cavalleria, ai draghi, alle dame da salvare.
Per
quanto riguarda l’ “oscurità” dell’Inquisizione, delle torture, della volontà
di controllare capillarmente le condotte personali, la Radulović ha ricordato
che si tratta di caratteristiche più proprie della prima età moderna (‘500-‘600).
La visione romantica è parimenti incurante della verità storica, per eccesso di
idealizzazione. Fatto sta - ha ricordato la dottoressa - che noi odierni siamo
più figli del Medioevo che dell’età
classica.
La mentalità medievale era simbolica, abituata a guardare ai
significati che stanno oltre la superficie. Una visione del mondo come emanazione
di qualcos’altro, non conoscibile in
toto, ma accennato nella realtà sensoriale. Per quanto riguarda la morale,
non era così castigata come la si immagina. I testamenti dei preti (ha
affermato la Radulović) menzionavano spesso la compagna e i figli. Giusto per
dirne una.
Documento del “Medioevo simbolico”
sono le Etimologie o Origini di Isidoro di Siviglia (560 circa
- 636): non un dizionario etimologico, come ci si potrebbe attendere, ma
un’enciclopedia dei rimandi che collegano fra loro gli aspetti della realtà, a
partire dai loro nomi.
Di questo universo simbolico, fanno
parte gli animali fantastici:
ritenuti più o meno esistenti, ciò poco importava. A contare era il significato
da essi espresso: un vizio, una virtù, un aspetto dell’universo. E dove trovarli (per citare il titolo di un celebre film)? Nei marginalia dei codici
manoscritti. Le diapositive proposte dalla Radulović mostravano non solo bestie
rare, ma anche comuni animali (volpi, oche…) intenti in attività umane - non
senza un’evidente ironia.
Il
demonio e le figure sataniche, spesso,
sono raffigurati come gatti o scimmie. Le lumache non saranno state diaboliche,
ma le miniature le rappresentano come pericoli combattuti con ogni arma
possibile (chi vive in campagna sa che possono essere infestanti).
Più
propriamente fantastica è la marticora (o manticora): un leone con volto
umano. Poi, il basilisco e il grifone, resi popolari dalla saga di
Harry Potter. L’unicorno è spesso
rappresentato mentre viene ucciso dai cacciatori. Il celebre drago è spesso un simbolo demoniaco, ma
non necessariamente. Le figure sataniche sono più spesso caratterizzate dall’irriverenza
sessuale, magari con facce in luogo dei genitali. Altre volte, danzano o
precipitano, nei famosi marginalia. O divorano figure umane, nei capitelli
delle chiese. I diavoli rappresentati nell’atto di assalire monasteri reggono
esempi di armi dell’epoca, divenendo perciò interessanti per la storia militare.
Il Battistero di San Giovanni a Firenze mostra un Giudizio Universale con un Inferno spettacolare, nato dall’immaginazione
di Coppo di Marcovaldo (Firenze,
1225-1276 ca.).
Questa
fu anche un’età di codici non decifrati.
Ce ne lasciò un esempio Hildegard von Bingen (Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 1179): monaca, naturalista e mistica. Per motivi ignoti (probabilmente,
per tradurre alcune sue visioni), inventò la lingua artificiale più antica che
si conosca, in litterae ignotae. Sua
è anche la musica inaudita: composta,
ma mai eseguita.
Diverse
chicche provengono dalla biblioteca di Rodolfo
II d’Asburgo (Vienna1552 - Praga 1612). Gli interessi esoterici
dell’imperatore fecero sì che passasse per essa il Codex Gigas: realizzato probabilmente a Podlažice, in Boemia,
nel primo trentennio del XIII sec. È ricordato (impropriamente) come “Bibbia
del Diavolo”: sia per la grande illustrazione del demonio in esso contenuta,
sia per la leggenda per cui fosse occorso un patto col diavolo, per terminarne
la trascrizione in tempo record.
Sempre
della collezione di Rodolfo fece parte il Codex
Voynich: risalente al XV sec. (ma la datazione è controversa) e scritto in
un alfabeto mai decrittato.
La
conferenza è proseguita all’insegna dell’irriverenza.
Le figure sui capitelli o nei manoscritti non si facevano problemi a
rappresentare maschi intenti in un’autofellatio,
o funzioni fisiologiche, o umani che deponevano uova. Una miniatura
rappresentava una pin-up ante litteram in
camicia da notte trasparente, mentre si osservava allo specchio. Altre donne
avevano corpo di lucertola, o si coprivano le pudenda con un fiore. Una
domenicana raccoglieva falli da un albero. E questi erano solo esempi.
A
paesi lontani come l’India, si
attribuivano meraviglie, come uomini con una sola gamba dal piede gigantesco,
impiegato per farsi ombra: gli sciapodi. In essi, la Radulović ha
ravvisato una possibile rappresentazione di posizioni yoga. Il popolo che più stuzzicò la fantasia occidentale furono
però i Mongoli: col nome di Tartari,
furono rappresentati come vere e proprie creature infernali. Una paura che i
Mongoli non si curarono certo di sfatare, data la sua utilità.
Queste
e altre curiosità, con le relative spiegazioni, saranno replicate al Teatro San
Giovanni Evangelista il 24 marzo 2018.
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