Marietta (Sara Tomasoni) "accudisce" la vecchia zia (Elisabetta Provezza). In secondo piano: Lello (Giancarlo Maggini) e Carlo Brandolini (Ennio Donini) |
La compagnia manerbiese “Le Muse dell’Onirico” non è più una sconosciuta, per i
suoi compaesani. Ha animato il secondo Carnevale, sempre nei panni dei
conti Luzzago. Soprattutto, il 20 gennaio 2018, ha portato al Teatro Civico “M.
Bortolozzi” la commedia che sta replicando per la Bassa bresciana e cremonese:
Essere o apparire, questo è il dilemma. La pièce è tratta da Fumo negli
occhi di Faele e Romano (2002). Il testo presentato è frutto di un adattamento
a opera della direttrice artistica, Daniela Capra, e del regista Davide Pini
Carenzi, che ha curato anche la preparazione degli attori. Se Fumo negli
occhi si svolgeva negli anni ’60, Essere o apparire, questo è il dilemma trasporta la vicenda ai giorni nostri. Sono state aggiunte anche parti dialettali,
per rendere più realistici i litigi domestici. Luci e suoni erano a cura di
Augusta Capra.
Teresa (Daniela Capra), moglie del
bancario Carlo Brandolini (Ennio Donini), è ossessionata dal proprio ruolo di
custode del “decoro familiare”. Cosa che, per lei, significa stipendiare
un’astuta cameriera, Marietta (Sara Tomasoni), anziché educare i figli: la
fatua Patrizia (Erica Gazzoldi) e lo svampito Lello (Giancarlo Maggini). L’
“onore della famiglia” richiede anche di spendere considerevoli cifre per
acquistare status symbol ben visibili dalla finestra: il vicinato deve sapere
(o, meglio, credere) che i Brandolini sono persone distinte. Soprattutto, deve
convincersene la signora De Marchi (Valeria Tirelli): la moglie di un
subalterno di Carlo. Affascinante e sofisticata, si permette uno stile di vita
che Teresa può solo invidiare a denti stretti. Tutta la vita dei Brandolini si
svolge ormai intorno a quel fatale balcone, che guarda verso la casa dei De
Marchi. Gli unici a opporsi sono Carlo e la sua vecchia zia (Elisabetta
Provezza). Ma non riescono a essere autorevoli: l’uomo è troppo schiavo del
carattere della moglie (da un lato) e del fascino della De Marchi (dall’altro);
la zietta è notoriamente alcolizzata e psichicamente instabile. Non resta dunque
che sottomettersi ai diktat di Teresa: fino al punto di segregarsi in casa per
un intero finesettimana, in modo che i vicini credano la famiglia lontana per
un weekend esclusivo. Proprio quando lo stratagemma sembrerebbe riuscito, la
verità giunge a mettere in crisi la pantomima: prima, nella persona di un
soldato innamorato (o quasi); poi, in quella di un ladro gentiluomo (Franco
Bressanin)… Fino alla De Marchi stessa, che svelerà l’origine della prodigiosa
fortuna del marito.
L'arrivo del ladro gentiluomo (Franco Bressanin) |
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