La serata piovosa imbeve l’acciottolato. P. è d’umore
loquace. Come sempre. Se non che, stavolta, è il turno dei “sassolini nella
scarpa”. Ha appena parlato d’una chiesa magnifica, visitata da tutta Europa. E
dello scempio perpetrato dai turisti, che ne hanno spezzato i bassorilievi, per
portarsi souvenir a casa. Piccole
teste o braccia di pietra, che gli scultori hanno rifinito faticosamente e che
finiranno nel ciarpame da salotto. ‹‹Qui, in Italia, finisce tutto alla buona››
sospira. ‹‹Nessuno muove un dito per tenere in riga.››
Tranne
quando si tratta di pestare manifestanti inermi. In questo caso, le forze dell’ordine
spuntano come funghi, per dar lavoro alla sanità pubblica. ‹‹Una volta, sono
andato in città, a cercare un regalo per mia madre›› racconta P. ‹‹A un certo
punto, nella metropolitana, vedo che la gente comincia a correre all’impazzata.
Tutti in direzione opposta alla mia. Mi faccio strada come posso. Sai cosa
stava succedendo? Ci sarebbe stata una partita di calcio, allo stadio locale. Erano
arrivati i tifosi della squadra ospite e la polizia antisommossa era stata
mandata a tenerli a bada. Soltanto che stava terrorizzando la gente che non c’entrava
niente. Io camminavo tranquillo, col pacchetto per mia madre. Mi è arrivata una
manganellata secca. A me. Perché
passavo di là››.
Ascolto, rimasticando il silenzio.
‹‹Così, più o meno, succede nelle manifestazioni›› prosegue
P. ‹‹Ho ben visto le immagini del G8 di Genova… Gente inginocchiata a terra,
pestata dai poliziotti che le arrivavano addosso. Del resto, vengono mandati
contro gli agitatori anche agenti alle prime armi, che non sanno ancora gestire
la situazione. E si sfogano sui primi poveri cristi che trovano. Io mi tengo
lontano da tutte le manifestazioni, perché non si sa mai come andranno a
finire.››
Quasi insensibilmente,
il discorso si sposta su un altro episodio. A casa di P., stavolta. ‹‹Due
squilibrati, strafatti, hanno sfondato il cancello. Sono arrivato e li ho
trovati nel mio cortile. Mia madre e mia moglie erano terrorizzate. I bambini
piangevano. Sono diventato una belva. Ho pestato i due teppisti. Poi, sono
arrivati i carabinieri, a prendere i nominativi e a trascinar via i due
balordi, privi di sensi. Mi hanno spinto ad andare al pronto soccorso, a farmi
visitare. Anche se non avevo niente. Ci ho perso tutta la giornata. Alla sera,
i due si erano appostati coi rinforzi, armati di tirapugni. Mi hanno lasciato
questa cicatrice.›› La indica, vicino all’occhio. È dello scorso agosto.
‹‹Dopo tutto quello, uno degli aggressori ha sporto querela
contro di me››. Pausa sardonica.
Deglutisco,
con la sensazione di trovarmi in una distopia di pessimo gusto. Nello scarto di
un incubo di Franz Kafka. Mi attraversa la mente anche Il cavaliere inesistente di Italo Calvino: quel mondo in cui carte
e titolature hanno preso il posto perfino dei corpi vivi. Forse, la burocrazia
ha distrutto qualcos’altro, oltre alla lingua italiana.
Credo di intuire chi sia questo "P.", così loquace.
RispondiEliminaComunque, sarebbe bello sentire anche gli altri. Dico, i poliziotti. Credo che ne avrebbero tante da raccontare. Io sono convinto che in situazioni caotiche quali l'arrivo di manifestanti o tifosi, spesso le colpe si accavallino: il caos si ripercuote anche in questo. Ché poi, diciamo anche che in queste masse ci sono gli inermi ma anche i bellicosi.
Tutto quanto mi suggerisce che la strada maestra verso la realtà abbia come indicazione principale l'imperativo "distingui". Non è facile. Ma sappiamo bene quanti danni faccia la semplificazione. È nell'interesse delle persone calme e oneste capire davvero chi è violento e disonesto. Sia all'interno di chi manifesta, sia all'interno di chi è chiamato a controllare, in qualità di forza di polizia, chi manifesta.
Per l'altra storia, invece, credo sia opportuno riflettere - e anche denunciare, se serve - quanta sofferenza può creare ad una persona l'abuso da parte di disonesti degli strumenti della legge. Ricorderai un nostro amico comune, perseguito per vie legali da loschi figuri. Per vie legali. I potenti hanno sempre il tempo e il denaro per pagarsi un buon avvocato.
Ok, Ani-sama. Può darsi che tu abbia intuito l'identità di P. Però, NON AGGIUNGERE ALTRO, perché queste cose mi sono state dette in confidenza. Non fare come altre volte, in cui hai rotto candidamente un anonimato mantenuto per questioni di privacy e delicatezza. :p
EliminaNon mi è mai passato per la testa di rivelare alcunché, tranquilla. In ogni caso, è irrilevante ai fini di ciò che intendevo dire, e ho detto, lì sopra. :)
EliminaQuesto è un manicomio a cielo aperto, e per parafrasare Ballard non abbiamo ancora capito se siamo qui in veste di pazienti o in qualità di dottori :(
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