Paeselli
e villaggi non saranno sempre i luoghi più comodi in cui vivere, ma è risaputo
che hanno un fascino pittoresco. Proprio “Borghi e paesaggi rurali” si
intitolava la mostra organizzata dal Fotoclub di Manerbio nella Sala Mostre del
Palazzo Comunale dal 13 al 15 ottobre 2018. Bice aveva firmato una serie di
paesaggi “acquatici” (“Torri del Benaco” (VR), “Borghetto”, “Bagno Vignoni”
(SI)), insieme a un’abitazione in legno e pietra nei boschi (“San Donato”).
Costanzo aveva ritratto una grande
stanza affollata di “Attrezzi ‘rurali’” e mura che guardavano placidamente un
fossato (“Scandolara”). Emanuele si era soffermato su soggetti più urbani, ma
medievo-rinascimentali. Prevalevano Pienza e Siena, ma era rappresentata anche
la Rocca Scaligera di Sirmione.
Emanuela aveva scelto l’Appennino centroitalico:
l’Abruzzo, Civita di Bagnoregio (VT) e Castelluccio (PG), per terminare con una
vista a “volo d’uccello” di “Tetti”: addossati gli uni agli altri come
pecorelle e irti di antenne televisive.
Castelluccio ricorreva anche in uno
scatto di Giacomo, insieme a Pienza e a Bevagna. Silvio si era concentrato su
Casale Marittimo, Cascina, Bibbona (LI), Sassetta (LI) e Canale di Tenno (TN):
di quest’ultimo, in particolare, era stato colto un vetusto dipinto murale,
rappresentante un monaco con cappuccio, libro e bastone. Così sospeso a
mezz’aria, oltre la bocca d’un arco sul vicolo, sembrava quasi un’apparizione.
Negli scatti di Silvio, comparivano anche un “Campo di grano” e scene di
“Pastorizia”: rudi e assolate, senza alcunché di arcadico.
Vladimiro aveva fotografato la
famosa San Gimignano, poi Monteriggioni, Marciana (sull’Isola d’Elba), Vietri
(NA) e Rio nell’Elba. La sua “Ercolano” era sottotitolata “Sotto l’antico -
Sopra l’attuale”, per evidenziare la presenza dei famosi resti del I sec. d.C.,
sepolti dall’eruzione del Vesuvio.
Di Giancarlo erano uno scorcio quasi
arabeggiante, intitolato “Puglia”, e due paesaggi intitolati “Crete Senesi”.
Rodolfo giocava con le suggestioni luminose in “Prime luci”, per poi passare a
“Borghetto (VR) e a “Il castello”. Emilio aveva ritratto Bagolino e Querceto
(PI), insieme a un’irriconoscibile Manerbio: quasi trasformata in un borgo di
valle montana, per effetto dell’inquadratura scelta. Damiano aveva scelto i
soggetti forse più esotici di tutta la mostra, in particolare i borghi sul Nilo
e una scena di pastorizia sotto il massiccio dell’Atlante. Graziosi erano i
suoi “Ulivi sulle Murge”, anche per effetto del trullo che faceva capolino fra
gli alberi. “Aspettando la primavera” abbandonava i paesaggi mediterranei per
un villaggio montano affondato nella neve. Di Pietrapertosa (PT) erano
valorizzate le scalette in pietra; con “La mietitura”, si tornava alle visioni
assolate.
Infine, Nik ha eseguito scatti di
Tortora (CZ), Gubbio (PG), Lagonegro (PT) e Ginosa (TA). Lungo lo Stivale (e un
po’ più in là), i fotografi manerbiesi si sono così sbizzarriti a ritrovare le
bellezze di piccoli abitati incastonati in paesaggi d’ogni genere. Difficile
dire perché si trovino tanto affascinanti quadri in cui non sempre si vorrebbe
vivere. Forse, proprio per la loro aura di mondi “perduti” o “irraggiungibili”.
Sono spazi in cui l’occhio di un fotografo (o comunque di un artista) può
ancora trovare il fiabesco, il senso di un allontanamento dalla realtà.
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