Bambole Furga, fra cui (in secondo piano, a destra) il bebè Tonino. |
Il
“potere della bambola” ha spinto Irene Iampieri a collezionare bambole d’epoca,
realizzate da fabbriche italiane non più esistenti. Le reperisce ovunque (nei
mercatini, su Internet…). Le trova spesso in condizioni pietose e le sottopone
a restauro. La sua collezione di emozioni e storie è stata offerta alla
cittadinanza di Manerbio, dal 9 dicembre al 6 gennaio 2019. La collocazione è
il salone di rappresentanza del Municipio.
Bambola in panno Lenci |
Tante damigelle, di cui una (in primo piano) di colore e un'altra (in secondo piano) pittrice. |
Dopo la Seconda Guerra Mondiale,
prevalsero le materie plastiche. I vestiti delle bambole cominciarono a
ispirarsi alla moda americana. Tina Colombo fu creatrice di abiti per la Furga,
dalla fine degli anni ’50. Tra gli scultori dei volti, bisogna invece ricordare
Dina Velluti e Fulgido Arpaia. Particolarmente ardita era l’espressività
facciale del bebè Tonino (1955), che “chiedeva la pappa”: al posto degli occhi,
aveva solo due fessure incurvate. Negli anni ’50, la Furga esportava in 111
Paesi.
Naturalmente, essa è ampissimamente
rappresentata, nella mostra manerbiese. Ma ci sono anche la Sebino, la Lenci,
la Migliorati, la Ratti, la Italocremona, la Mattel e l’Ideal. È esposta anche
Lisa, una piccola bellezza in porcellana di Capodimonte. Del primo ‘900, sono
presenti due pezzi Armande Marseille (Germania). Fra i molti prodotti firmati
Furga, vanno ricordate “Le bambole amiche” modellate da Arpaia nel 1965:
Susanna, Simona, Sheila, Sylvia.
Sul divanetto: bambole tedesche Armande Marseille e una Unis France. |
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