Il
genere dello spettacolo di piazza non sembra voler morire. Lo sa bene la compagnia teatrale Spettacolosenzamura, che ha già contribuito ad allietare la Notte delle Fiabe a Manerbio. È tornata il 14 ottobre 2018, per la sagra
(appunto) della “Seconda di ottobre”, ovvero la festa della Madonna del
Rosario. In via XX Settembre, tra la sera e il tardo pomeriggio, la compagnia
di acrobati e comici ha intrattenuto grandi e piccini con una versione apposita
della storia di Turandot. Narrata dal commediografo Carlo Gozzi (Venezia,
1720-1806) e famosa nella versione operistica musicata da Giacomo Puccini (Lucca,
1858 - Bruxelles, 1924), racconta di una bellissima ed altera principessa
cinese: Turandot, appunto. Diffidente verso il genere maschile e desiderosa di
conservare la propria libertà, evita il matrimonio con un espediente crudele: i
suoi pretendenti dovranno risolvere tre difficilissimi indovinelli; se non ce
la faranno, andranno incontro alla decapitazione. A causa di questa regola,
sono già stati mandati a morte diversi giovani principi. Finché, un giorno…
Nella versione della compagnia
Spettacolosenzamura, la vicenda comincia con la sconfitta in guerra del
principe Calaf. Il principe di Persia, vincitore, fa di lui uno schiavo.
Entrambi ricevono la visita di Adelma, ancella dell’imperatore cinese Altoum e
di sua figlia Turandot: mostrando un ritratto della principessa, propone le
possibili nozze e la sfida da superare per ottenerle. Entrambi gli uomini, ammaliati
dalla bellezza di Turandot, sono divisi fra la passione e il desiderio di… non
perdere la testa. Ma il tronfio principe di Persia non crede di poter essere
sconfitto in alcunché. Perciò, insieme al novello schiavo, parte per la Cina. Qui,
la sua superbia viene immediatamente mortificata dagli enigmi della gelida
donna. Calaf approfitta della situazione per volgere la sorte a proprio favore:
convince il principe di Persia a restituirgli titolo e corona, in modo da
lasciare a lui l’onore (e l’onere) di chiedere la mano di Turandot. Calaf può
così risolvere gli impossibili quesiti, grazie alla propria intelligenza. Ma
non finisce qui… Perché l’odio misandrico di Turandot, fomentato per anni da
Adelma, difficilmente scomparirà da un momento all’altro. In più, l’ancella
Adelma non è colei che sembra… E lo scornato principe di Persia si doterà di
stratagemmi e travestimenti, per far fallire le nozze tra i protagonisti.
Lo spettacolo, oltre che da gag, era
composto da acrobazie, giochi di fuoco e burattini. L’imperatore cinese Altoum,
per misteriosi motivi, parlava in un dialetto lombardo e gli illustri
corteggiatori di Turandot provenivano quasi tutti da paesi della nostra
regione. Per non parlare del prete chiamato a celebrare le nozze risolutive,
scelto sul momento fra gli spettatori. Insomma, un teatro di strada davvero
senza mura… “quarta parete” compresa. Il finale? Non lo riveleremo. Ci
limitiamo a dire che l’amore sincero può beffare anche il diavolo.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 138 (novembre 2018), p.16.
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