Parte I: Sorelle
5.
Patrizia
armeggiava con la consolle, alla ricerca della traccia voluta. Gemma, la sua
ragazza, cercava di risistemare l’angolo della bandiera arcobaleno appesa alla
finestra. La serata di Arcigay Pavia aggiungeva tonalità a quel Caffè Teatro
che era già un caleidoscopio, coi pavimenti che riproducevano sgargianti
disegni cubisti, le pareti coperte di locandine che avevano fatto la gloria
dell’antistante Teatro Fraschini e qualche manufatto d’epoca, per una
pennellata di vintage. Ai tavolini,
ragazzi e ragazze sorseggiavano variopinti cocktail, intascando ogni tanto
qualcuno dei preservativi distribuiti gratuitamente, o dando un’occhiata ai
volantini sulla prevenzione dell’AIDS. Il buon vecchio Arnaldo – il barista – celiava
coi clienti, mentre questi sceglievano le bevande o attendevano lo scontrino.
Greta Sgarbo – nella vita di tutti i
giorni, Marcello Valenti – si faceva attendere, come al solito. Un
atteggiamento da diva, quella diva fatta di paillettes e boa in finte piume che
metteva in scena la caricatura della femminilità. Oppure, da studente
perennemente alle prese con carta igienica esaurita, coinquilini che non
volevano buttare la spazzatura ed appunti da recuperare. Fatto stava che, senza
drag queen, la serata non sarebbe entrata nel vivo.
Per questo, Patrizia ringraziò
mentalmente i celesti, quando vide Roberto entrare trafelato e, dietro di lui,
quella figura da un metro e settantacinque ancor più slanciata dai tacchi a
spillo. Scarpe di vernice rosso fiamma, ad accompagnare un abito nero e
fasciante punteggiato di glitter –
come di stelle. Una parrucca di nylon dava al giovane un caschetto di capelli
ondulati rosso scuro, che ammiccava chiaramente alla Greta Garbo originale. “Ma
guarda tu che effetto, con qualche soldo di roba taroccata…” pensò Patrizia.
Marcello doveva perdere ore a cercare chicche per il proprio bazar,
apparentemente inesauribile. A lei veniva l’orticaria soltanto pensando di
dover scegliere un paio di scarpe “sofisticate”. Guardò l’amico portare le
affusolatissime gambe su quei trampoli e scosse la testa.
«Ciao, Patrizia!» Greta Sgarbo si
avvicinò alla consolle e scambiò un paio di baci di saluto con la dj. Recuperò
il microfono e – di concerto – la musica si abbassò.
«Benvenuti
alla serata di Arcigay Pavia!» Gli ultimi occhi distratti si puntarono sulla
drag. «Qualche notizia sulle attività dell’associazione, prima di lanciarci in
pista…»
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano on line Donne in corriera (ex-Uqbar Love), 5 novembre 2016.
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