Fuga dalla scuola media (1995), I passi dell’amore (2002), Elephant (2003). Tutti film ambientati
in scuole americane. E, in tutti, il classico schema: le belle, i macho, gli
sfigati, i fieri solitari e le vittime di bullismo. Superfluo dire che i bulli
coincidono con gli idoli dell’istituto, caratterizzati da prestanza fisica,
denaro per agghindarsi all’ultima moda, talento sportivo e successo sessuale.
Perfette incarnazioni dei sogni targati anni ’80 - ‘90.
Schegge
di follia (1989; regia di Michael Lehmann) non sembrerebbe molto diverso
dagli altri, sotto questo punto di vista. Ma ha un penetrante humour nero che,
nelle pellicole sopraccitate, non viene raggiunto.
Il titolo originale è Heathers, dal nome che portano tutte e
tre le perfide reginette della scuola superiore: Heather Chandler (Kim Walker),
Heather McNamara (Lisanne Falk) e Heather Duke (Shannen Doherty). A loro, cerca
di aggregarsi Veronica (Winona Ryder); ma, palesemente, quella fra lei e le
Heathers è un’unione di convenienza. Le sue vere amicizie sono altre, ragazze
“sfigate” per cui, però, non deve mostrare simpatia. È tabù toccare un paria,
si sa. Lei accetta così il ruolo impostole dalla Heather n°1: imitare grafie, a
riprova dell’atteggiamento volontariamente amorfo che la ragazza adotta all’inizio.
Dietro il conformismo di Veronica, però,
brucia qualcosa: il desiderio di ribellione all’ordine da lei stessa lusingato.
Questo qualcosa detona nel momento
in cui la ragazza conosce Jason “J.D.” Dean (Christian Slater). È decisamente
un ragazzo diverso dagli altri: sempre solo, ma non sembra soffrire
l’emarginazione. Se i bulli della scuola lo attaccano, lui, senza scomporsi,
ritorce l’umiliazione contro di loro. È silenzioso, sicuro di sé e corteggia
Veronica con pacata fermezza. Lei gli cade fra le braccia praticamente subito.
J.D. non si contenta, però, di realizzare i sogni più dolci della fidanzata. Le
mostra che può far avverare anche quelli più inconfessabili e feroci. Come
uccidere Heather Chandler. Del
resto, la coppia vive in una città che si chiama Sherwood: niente di meglio per
un (falso) Robin Hood che "punisce i cattivi".
Dopo Heather n°1, è la volta di altri
prepotenti idoli del liceo. I complici mascherano gli assassinii da suicidi.
Ciò, paradossalmente, si volge a beneficio delle vittime: il gesto estremo
regala loro un cuore e un cervello che, in vita, non avevano. Per il resto, i
loro funerali sono semplicemente uno sfoggio di ipocrisia, nonché l’ennesima
gara di popolarità.
Jason si rivela sempre più per quello che è:
un innamorato del Potere fine a se stesso, animato da disprezzo e senso di
superiorità. Se può aver ragione delle Heathers, è perché incarna ancora meglio
di loro i valori negativi che esse rappresentano: «Perché lo faccio? Perché
posso!» Se Veronica, la falsificatrice di grafie, sa imitare gli schemi sociali,
lui sa analizzarli nel profondo e usarli contro se stessi.
La
storia d’amore si trasforma in una discesa verso l’inferno. Così come a
Veronica era stato impossibile distinguere le amiche dalle nemiche, tutto ciò
che lei aveva desiderato s’infetta di diabolico - come quei deliziosi spaghetti
all’origano, che, in sogno, si trasformano in un calderone divorante.
Il cammino di distruzione intrapreso
dai due è un climax verso l’annientamento totale: «La scuola crollerà non
perché dimenticata dalla società, ma perché essa stessa è la società» annuncia
J.D. Famiglie e insegnanti sembrano fare a gara per dimostrare il suo
pessimismo a tutto tondo. Veronica può comunicare coi genitori soltanto per
battute sempre uguali a se stesse, svelando un vuoto totale d’intelligenza nei
cervelli della coppia. Quanto a Jason e a suo padre, non è che le cose vadano
meglio: anche loro si parlano per stereotipi, ma invertendo la parte del
genitore e quella del figlio, come se dovessero ricordarsi l’un l’altro il
ruolo da sostenere. Il rapporto è talmente insignificante che Jason non si è
mai neppure domandato se il padre gli piacesse. Gli piaceva la madre, morta nel
crollo di un edificio abbattuto di straforo dal marito.
Il
corpo docente, davanti alle morti degli allievi, mostra il meglio
dell’ipocrisia. Le uniche soluzioni proposte, davanti ai presunti suicidi di
Heather e degli altri, oscillano tra il “facciamo finta di niente” e il
“mandiamo in televisione uno spettacolo di buonismo”.
Per evitare la distruzione della
scuola/società, a Veronica non resterà che prendere a due mani un’altra forma
di Potere, che cova dentro di lei: l’anticonformismo nel nome del senso di
umanità.
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