Slut-shaming, body-shaming… Termini ormai
piuttosto diffusi che indicano le gogne psicologiche riservate agli “inadeguati”,
per costumi o aspetto fisico. Ricalcandola su questi, mi sono permessa di
creare l’espressione blue-shaming: laddove blue è la parole inglese che indica lo
stato di depressione. Di esempi di blue-shaming
sono generosi soprattutto coloro che si considerano amici e che, magari,
fanno anche mostra di interessarsi molto ai tuoi problemi. Altrimenti, come
potrebbero prendersi la briga (e certo il
gusto) di dare a tutti il consiglio
giusto?
Comunque,
il blue-shaming si esprime
tipicamente secondo questi luoghi comuni:
Vuol attirare l’attenzione.
Crede di essere l’unico ad avere
problemi.
È chiuso in se stesso, non gliene frega
niente degli altri.
Ma non vede quante opportunità ha?
Ha le fette di salame sugli occhi.
È immaturo.
Non ha mai provato niente di grave in
vita sua. Ecco perché frigna per niente.
Non ha nulla, è tutta una scena.
Si sta dando arie.
È un vigliacco, non osa affrontare i
problemi.
È un buono a nulla.
Sta menando il can per l’aia, perché non
ci vede chiaro nemmeno lui. Abbiamo ben altri problemi a cui pensare.
È un sentimentale.
È viziato. Fossero questi i dolori della
vita…!
Si crede al centro del mondo.
È ingrato verso chi lo ama.
Dovrebbe fare qualcosa di utile nella
sua vita.
Non si sta nemmeno sforzando di tirarsi
su!
È fermo all’egocentrismo adolescenziale.
Vittimismo… che brutta cosa…
Crede che tutto il mondo ce l’abbia con
lui.
La poetessa Antonia Pozzi (1912-1938), storica vittima di "blue-shaming". Non so come, né quando, cara Antonia, ma sarai vendicata.... |
Non
parliamo, poi, del caso in cui l’obiettivo del blue-shaming esprima il proprio stato di melancolia in forma
artistica o attraverso il proprio look. A questo punto, le accuse di essere un poser fioccano a catena. Il peggio è che
il depresso si trova (per definizione) privo di difese psicologiche, pertanto
queste idiozie penetrano in lui senza freno e peggiorano il suo stato. Lasciamo perdere chi si ritiene cultore di filosofia e/o spiritualità… Riesce
a raggiungere raffinamenti di boiata del tipo: “Basta che mediti e smetterai di
vivere i sentimenti in modo così contorto”; oppure “Offri le tue sofferenze”; o
anche “Hai solo bisogno di cambiar vita, ma te la fai sotto perché è difficile”.
In casi come questi, bisogna rispondere con la Saggezza del Vapfanghala, ramo
della Via del Kittesenkoola.
Il
blue-shaming ha due cause probabili.
La prima è il carattere sostanzialmente invisibile della malattia: al contrario
di un tumore, non ha segni fisici che rendano inequivocabile il suo carattere
grave e involontario. L’altra è la paura di
ciascuno davanti alla fragilità di un essere umano - la chiara visione della
sorte che a tutti potrebbe toccare.
Dentella D’Erpici
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