Bernie
Sanders (New York, 1941) - prevedibilmente - non sarà il prossimo presidente
degli Stati Uniti, ma non smette di far parlare di sé. In Italia, è appena
uscita la raccolta dei suoi discorsi elettorali: “Quando è troppo è troppo!
Contro Wall Street, per cambiare l’America”, a cura di Rosa Fioravante (Castelvecchi
Editore).
L’associazione culturale
“Brainstorm” ha dedicato al volume la serata dell’11 luglio 2016, presso il
ristorante manerbiese “La Veranda - Tigelle e Crescentine”, di via S. Faustino.
Con la moderazione di Marco Peli, hanno parlato la curatrice Rosa Fioravante e
Roberto Rossini, presidente nazionale delle ACLI.
La Fioravante ha tratteggiato un
profilo di Sanders. Figlio di un immigrato ebreo polacco che sfuggì al nazismo,
«ha incarnato il sogno americano non attraverso la solita competizione
sfrenata, ma grazie alla credibilità politica». Rosa ha ricordato la sua lunga
militanza sia a favore dei diritti civili che di quelli sociali; la sua
partecipazione alla Marcia su Washington per il Lavoro e la Libertà (1963)
assieme a Martin Luther King; il suo arresto durante una protesta
antisegregazionista a Chicago, nello stesso anno. Ha fatto scalpore il suo
dichiararsi “socialista”, anche se - ha precisato la Fioravante - il suo socialismo
sarebbe una socialdemocrazia keynesiana. «Il suo obiettivo è restaurare un vero
controllo degli elettori sugli eletti». A questo scopo, Sanders avrebbe
rifiutato, per la propria carriera politica, i finanziamenti delle lobbies e di
Wall Street. Il supporto gli sarebbe arrivato da donatori spontanei, da
movimenti senza paternità politica come Occupy Wall Street e dal mondo del
lavoro organizzato.
Rossini, nel parlare del libro, ha
subito precisato d’aver trovato i discorsi di Sanders pieni di demagogia. La
politica - ha affermato - deve saper migliorare la quotidianità dei cittadini e
avere il coraggio di proporre, rendendosi anche conto di non poter soddisfare
tutti allo stesso modo. Di Sanders approva la sua volontà di uscire da una
logica elemosiniera, per creare vera giustizia sociale. Un problema tutt’altro
che in via di soluzione, negli USA.
Ciò che è emerso dalla serata è come
i nodi sociopolitici degli Stati Uniti siano simili a quelli dell’Europa. La
Fioravante ha passato in rassegna i tre modi possibili di rispondere alla
globalizzazione: un neoliberismo che vuole abbattere qualunque limite alla
circolazione di beni e manodopera, favorendo la delocalizzazione; il “justice
globalism”, un’alleanza internazionale per combattere le ingiustizie sociali;
il “religious globalism”, invito allo scontro di civiltà e al ritorno a
identità etno-religiose prepolitiche. La prima via è quella di Hillary Clinton,
la terza è quella di Donald Trump. Bernie Sanders ha tentato di costituire un
“terzo polo”. Fatto sta che non può esistere democrazia senza frenare
l’erosione di quella classe media che la supporta. Ciò significa tutelare la
qualità della vita e il lavoro. Rossini ha sottolineato la propria fiducia nell’Unione
Europea come portatrice di una cultura del welfare ignota agli USA. Ha rivolto
un appello ai giovani, perché ai sogni sappiano aggiungere la concretezza.
«Stiamo superando le categorie di “destra” e di “sinistra”. C’è qualcosa di
nuovo, ma cos’è? Devono capirlo i giovani, per trasformarlo in una proposta
politica. Altrimenti, resta solo il principio dell’eterno consumo, un freudiano
“principio di piacere”. Bisogna tornare al “principio di realtà”».
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