Parte III: Colloqui
5.
Flashback
Nel
vano della porta, si profilò un’elegante silhouette di signora. Le sue chiome,
d’un acceso castano-rossiccio, ricadevano come grappoli sul soprabito color
panna. Gli occhi celesti brillavano d’una quieta dolcezza – inquinata da una
misteriosa angoscia.
«Ciao, Virginia!» la accolse il
dottor Michele Ario. I due cognati si scambiarono un bacio sulle guance e la
donna entrò nello studio dello psicologo. Si sfilò il soprabito per appenderlo
all’attaccapanni, rivelando un vaporoso e scollato abito a disegni di rose
rosse. I suoi tacchi misurarono l’inquietudine sul pavimento della stanza.
«Mi dispiace d’importunarti tanto
spesso, Michele…» mormorò lei, con la voce nasale incrinata dallo scrupolo.
«Non dirlo nemmeno per sogno, Virginia!» la consolò lui, con un che di dolce e
bramoso nel suo tono sicuro. «Questo è il mio mestiere. E tu sei la moglie di
mio fratello… Quindi, il mio dovere verso di te è doppio. Dimmi, piuttosto…
come sta Nilde?».
Virginia sospirò: «Mi fa diventare
matta. Per carità… è sveglissima, impara presto… Ma non c’è verso di tenerla
buona. Le maestre della scuola materna continuano a dirmi che lei si azzuffa
con gli altri bambini, che risponde male ai rimproveri… Quantomeno, mi pare che
faccia molto caso a ciò che gli altri pensano di lei. Allora, faccio leva sul
suo orgoglio per convincerla a comportarsi in modo decente…»
Ario ascoltava, con una misteriosa
compiacenza.
«Parleremo
anche di questo, se vorrai».
Con
gesto manierato, le indicò il divanetto dello studio. Virginia vi si distese,
compostamente, ma con un certo languore.
«Allora,
Michele… Scusa, dove vai?»
«Solo
una boccata d’aria alla finestra» esalò lui, a mo’ di giustificazione. Aveva dovuto distogliere lo sguardo dalla
cognata – dalle gambe appena rivelate dalla gonna, dal petto che fioriva fra i
lembi del vestito. Quelle rose stampate sulla stoffa erano troppo aperte –e
troppo rosse. Qualcosa urlò, in un anfratto di lui.
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (6 agosto 2016).
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